Leggere e scrivere.... che passione!


Questa rubrica nasce come angolo della lettura, uno spazio in cui gli alunni, dopo aver letto alcuni libri,ne cureranno la recensione scrivendo degli articoli in cui esprimeranno il loro parere sull'opera, indicando le tematiche fondamentali, personaggi ed episodi principali, il messaggio dell'autore ed eventuali riflessioni scaturite dalla lettura.
Altre volte, invece, si cimenteranno essi stessi in un laboratorio di scrittura creativa, scrivendo testi di vario genere  su argomenti che hanno suscitato interesse ed entusiasmo.

Ecco il primo esempio: una lettera, scritta immaginando di essere un soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, con tanto di errori ortografici per calarsi nel contesto socio- culturale del tempo e con l'intensità di rivivere emozioni, paure e sentimenti. E' importante considerare che le riflessioni sono scaturite da  giovanissimi alunni di soli dodici anni... 

19 Dicembre 1916

Figlia mia, 
sono qui da ormai un anno e ti assicuro che qui il Natale non è festeggiato. Qui abbiamo a stento di che mangiare, solo una zuppa, se così si può dire...
Partii entusiasta per il mio Paese, ma qui c'è solo distruzzione, ogni giorno muoiono sempre più persone.
Ti scrivo adesso, figlia mia, perchè mi voglio scusare per essere stato un padre severo, per non esserci stato, se solo potessi tornare indietro nel tempo cambierei tutto per te e per tua madre. siete la mia famiglia ma non vi ho trattato come tale. Ero così pieno di me, così orgoglioso... ma la guerra mi ha cambiato.
Siamo soldati in guerra, uomini distrutti, non potevo io capire , prima di tutto questo, che cos'è il dolore. Ma adesso che sono qui, credimi, ho così tanta voglia di buttare a terra le armi. Ho colpito tanti uomini e per ogniuno ho pianto. Camminiamo in mezzo ai cadaveri e la morte è ormai vicina, so che vi lascerò presto senza neanche vedervi. Sono in campo nemico e non sapete quanto io abbia paura. solo ieri un soldato di un'altra pattuglia mi prese da dietro, stava per uccidermi ma non potevo morire senza prima scrivervi, così mi difesi e fui io ad uccidere lui col mio coltello. La notte stessa lo seppellii accanto ad un altro corpo morto. anche se ritornassi vivo a casa mai sarei felice. ho ucciso, ho gettato sangue e questo, ne sono convinto, figlio mio, la nostra bandiera non lo vuole.
ormai non è più il mio tempo, tu lo sai, per questo ti chiedo di continuare per la tua strada, di studiare, per avere una famiglia, qualcosa che non faccia della mia esistenza una nullità.
So che mi perdonerai, figlia mia e scrivimi, ti prego, non farmi morire così senza nessuno. anche tu lo dicevi " tutti hanno bisogno di qualcuno" e io ho bisogno di te e di tua madre.
Ripudio ormai questa guerra.
E' un anno che combattiamo e chissà per quanti altri anni ancora lo faremo, stiamo vincendo continuano a dirci, ma quale peggiore vittoria se vinciamo perdendo tante vite umane. Questo non è un gioco, questa è condanna, un rimorso che porterò fino alla morte. Non si vince uccidendo, questo ricordalo sempre. Farei di tutto per svegliarmi e trovarvi vicino a me, ma purtroppo non è così.
La nostalgia è amara, e nascondermi sotto terra , guardare la gente morire, non mi aiuta.Gli italiani sono al limite, figlia mia, ci sono momenti in cui nessuno parla, c'è chi scrive e chi guarda il vuoto. anch'io mi ritrovo a riflettere enon sai quante cose cambierei.
Se solo adesso fossi lì ti farei capire quanto la guerra mi ha cambiato. Combattiamo per la nostra patria, ma figlio mio, quanti morti, quanto odio, 
Sono un uomo ma se un uomo viene definito così per il coraggio in battaglia e non per i valori della pace, allora non voglio esserlo. Voglio essere un uomo libero e la pace rende liberi e fin quando la guerra esisterà non potremo esserlo.
Un giorno durante una perlustrazione mi trovai davanti a un uomo, la divisa di un altro colore, faccia a faccia con il nemico. avrei potuto sparargli ma non lo feci. Rimasi a guardarlo per un momento, era triste, come me, come tutti. Alzò le mani, sentii un colpo, si buttò a terra. Era morto. lì, sotto ai miei piedi. Non lo avevo ucciso io ma non potevo evitare di stare terribbilmente male, quell'uomo era ormai straziato dalla vita e gli ha posto fine. Neanche al mio peggior nemico augurerei questo. ogni uomo dovrebbe imparare che le armi non servono. Che senso ha uccidere uno della tua stessa razza? Solo per sentirsi forti? ti assicuro, figlia mia, che quando tutto questo finirà non sarà gloria, sarà lutto.
ci sono migliaia di giovani italiani morti, le famiglie non lo sanno. e magari quando leggerai questa lettera anche io sarò morto.  Non dispiacerti per me ma per tutti.
combattete per la pace perchè mai più debba succedere questa catastrofe.
Sono un uomo stanco, e qui di certo non si può riposare. Capisci la mia disperazione? Figlia mia, non posso far finta di nulla, non posso tornare a casa senza quest 'incubo che mi perseguita, ricorderò sempre tutto questo.
E, figlia mia, sento che la mia fine è vicina.Salutami tua madre che ho sempre amato e a cui mando l'ultimo bacio, e tutta la  mia vita. Capirai un giorno, piccola mia, che la vita è difficile, che bisogna combattere per la giustizia e tu lo farai in mia memoria. domani lo so, mi uccideranno, e forse finalmente potrò riposare e chiedo perdono per tutti quelli che ho ucciso e che ho visto morire e finalmente la mia anima avrà pace.
                                                                                                                                                 Tuo padre
Ferdinando

Classe II G
F.V.


Caro papà,
 sono qui in trincea da più di un mese, credo. 
Ho perso la condizione del tempo. Non ricordo più nemmeno più il giorno in cui vi ho lasciato. Siamo partiti in tanti e c’erano anche i miei amici che purtroppo da giorni non vedo più, credo siano deceduti. Come sta mamma? Mi manca tanto la sua voce, la sua cucina ……… 
Con molta fatica siamo riusciti a scavare la trincea e a circondarla col filo spinato. Fin dall’ alba si sentivano suoni acuti, forti, che sogno anche di notte. Molte volte mi è capitato che, mentre stavo dormendo, mi svegliavo di soprassalto, credendo che avessero lanciato qualcosa.
 Come ti ho già detto, papà le condizioni di vita sono molto dure: non mangiamo da giorni e il clima è rigido. Ricordo sempre quando la mamma mi stringeva al petto e diceva che da grande sarei diventato una persona forte e coraggiosa, ma mai pensavo di finire qui. A volte ho paura che la morte mi prenda e mi porti via con sé. Vorrei vedere solo il vostro volto per rassicurarmi.
 Adesso però devo lasciarti perché il generale ci chiama. 
A presto, tuo figlio. 
Classe II G
R. M.