Memoria

La storia non si cancella

Liberamente tratto da " La memoria rende liberi" 
 E. Mentana, L. Segre 


(Quattro bambine che giocano con una palla, una di loro è invisibile, fanno come se non ci fosse e lei cerca di attirare la loro attenzione)

Voce fuori campo: 
“C’è un gioco che fanno i bambini
Senza capire quanto sia crudele.
Si decide che uno di loro debba essere invisibile.
E non c’è grido che li scuota.
L’escluso reclama: ehi, ci sono, guardatemi!
E gli altri niente,
fanno finta di non vederlo e non sentirlo.
Ecco, questo è ciò che ho patito.
L’invisibilità.”

Liliana adulta: Sono Liliana. Sono una donna. Sono italiana. Deportata.
Ho dedicato la mia intera esistenza, sopravvissuta per puro caso allo sterminio in un campo di concentramento, alla memoria, alla testimonianza, per ricordare cosa è stato, affinché non accadesse mai più.
A 8 anni sono stata espulsa da scuola senza colpa. A 13 sono stata messa  in un vagone bestiame e portata ad Auschwitz e fino a 14 ho visto la gente morire intorno a me. Per 3 volte ho visto medici in divisa nazista scrutarmi tra le ossa e decidere con uno sguardo se potessi essere sfruttata ancora o  mandata nelle camere a gas. Ho sentito madri invocare nella notte i nomi dei propri bambini trascinati “alle docce” e ho sentito bambini chiamare le loro mamme. E tutto cominciò così, non invocando camere a gas e stermini, ma facendo differenze tra “noi” e “loro”. Cominciò così, con un clima di odio prima tollerato, poi alimentato.

(Luce faro su una famiglia di 4 persone raccolta intorno ad una tavola imbandita- mimano una cena- la ragazza ha un fiocco rosso e le trecce)

Narratore: Chiudi gli occhi e immagina. Sei a casa tua con le persone a cui più tieni. C’è gioia nell’aria, serenità, quel calore che solo l’amore fa nascere.

Radio-voce fuori campo: 1938- Da questo momento gli individui di razza ebraica dovranno osservare le seguenti restrizioni: saranno espulsi dall’esercito e dalle pubbliche amministrazioni, dalle università, da assicurazioni e banche, non potranno esercitare attività commerciali, non potranno possedere immobili e aziende oltre un certo valore. Non sono ammessi i matrimoni con ariani, non potranno prestare servizio nelle loro case. Non potranno possedere un apparecchio radiofonico. Non potranno frequentare la scuola.
Liliana: Papà, mi spieghi che cosa dicono alla radio?
Padre: Vieni, Liliana, siediti qui accanto a me. Ecco, da domani non potrai più andare a scuola…
Liliana: Ma… sono stata promossa in terza elementare. La maestra e le mie compagne mi aspettano. Perché non posso? Su ditemelo! 
Padre: perché… sei stata “ESPULSA” da scuola.
Liliana: Espulsa???  E cosa ho fatto di sbagliato per avere questa punizione. Io non ho nessuna colpa. Mi sono sempre comportata bene…
Padre: non sei tu ad aver fatto qualcosa di male, ma c’è una nuova legge che stabilisce che gli ebrei non possono andare a scuola.
Nonno: siamo Ebrei, figliola, siamo diventati scomodi. Tempi duri per noi, ma passerà presto, vedrai-
Liliana: io ebrea? Che significa tutto ciò…. Perché tanto odio verso di noi?


Voce fuori campo: 30 gennaio 1944- Binario 21- Milano
( Si spagne la luce- si sente il fischio di un treno)

Narratore: Adesso immagina un treno. Ti trovi su questo treno. (La famiglia raggiunge un gruppo seduto a terra- la ragazza e il padre si tengono per mano lei con la testa sulla spalla di lui). Sei stanco, schiacciato da tante altre persone, le gambe stanno per cedere. Nel vagone in cui ti trovi c’è un puzzo tremendo e le urla di bambini spaventati. Tuo padre ti sta stringendo la mano, dice che andrà tutto bene e anche se non ci credi provi a fidarti nella speranza che abbia ragione. 
Il treno si ferma. Tutto succede così in fretta che non capisci nulla. Le grida delle persone continuano a ripetersi nella mente come un’eco. 
(Uomini da una parte, donne dall’altra- con maschere bianche)

Narratore 2: Ti ritrovi in una stanza con tante altre persone del tuo stesso sesso. Sei completamente nudo. Riesci a percepire la paura negli sguardi.
 ( Si sente il tic toc di un orologio che scandisce il tempo e si mimano dei movimenti ritmati) 

Narratore 3: Miriadi di domande ti passano per la mente e non sai chi potrebbe darti una risposta.  Ormai la paura ha preso il sopravvento sulla ragione dando origine a terribili paranoie. Delle persone entrano nella stanza e iniziano a gridare. Iniziano a rasarti. Ora tu e i tuoi compagni vi trovate senza capelli. Vi buttano in una stanza, la sala docce, dove vi trovate con i piedi nell’acqua. Perdi la cognizione del tempo. E’ passato un giorno? Forse due? Nessuno sa dare una risposta. Poi una doccia calda. Senti una sensazione strana, come benessere, ma in quella situazione non riesci a sentirti bene. Dopo, ancora bagnato, ti lanciano in una stanza fredda dove ti danno, senza prestare importanza a chi sei, vestiti e scarpe. 

Narratore 4: Dopo aver camminato nella neve, ti rifugi in una baracca e puoi vestirti. Silenzio. Solo silenzio. Un silenzio fin troppo assordante. Inizi ad ipotizzare quello che potrebbe succederti. Ti toglieranno il nome, la parola, l’ascolto. Non sei una persona, solo un fantasma.  Sei diventato un numero tatuato sull’avambraccio. 75.190. Lo ricorderai a memoria per tutta la vita e se tenterai di dimenticarlo ci sarà quel tatuaggio a riportarlo alla mente. Stai toccando il fondo. D’ora in poi sarai uno Stuck, una non-persona, un pezzo, formato da sofferenza e acqua non potabile. Spoglio di dignità e discernimento. Giaci disteso sul fondo. (coreografia  Pearl Harbour)

Narratore 5: Adesso apri gli occhi e pensa. Questo era quello che accadeva a tutte le persone vittime della Shoah, uccise solo per discriminazione. Sono molti gli uomini  e le donne che hanno vissuto la Shoah. Una di queste è Liliana Segre. Fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Ne uscì viva facendo finalmente ritorno a casa, ma per anni senza riuscire a parlare di quanto le era successo.

Narratore 6: Come è potuto accadere tutto questo? Una sola parola: indifferenza. Tutto comincia da quella parola, per questo Liliana ha voluto che fosse scritta nell’atrio del Binario 21 della stazione centrale di Milano, da cui partirono tanti ebrei come lei. La chiave per comprendere le ragioni del male è racchiusa in queste 5 sillabe, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. E’ come assistere ad un naufragio da una distanza di sicurezza. Non importa la nave o le persone a bordo: il mare la inghiotte e tutto ritorna come prima. Non un’onda in superficie, solo una distesa d’acqua salata.

Narratore 7: Solo in età ormai adulta Liliana Segre ha deciso di divulgare il ricordo dell’Olocausto, considerandolo un dovere, nonostante la sofferenza di riportare alla mente quei momenti. Le sue parole sono toccanti e profonde e la sua testimonianza diretta è preziosa a distanza di tanti anni. Ella ci invita a non abbassare mai la guardia, a non restare indifferenti, perché quello che è accaduto potrebbe riaccadere.

Liliana adulta: Io sono stata come quei malati terminali che non staccano la spina, perché la vita può essere bellissima, perché dopo una fase tragica, come quella che ho vissuto, puoi ancora vedere i fiori sbocciare sugli alberi, puoi ancora vedere che da te nasce ancora la vita! Puoi ancora vivere l’amore, puoi ancora, di nuovo, avere la tua casa nel mondo. Quindi bisogna essere forti, avere speranza e scegliere la vita. Sempre. Non dite mai che non ce la potete fare, non è vero. Dobbiamo camminare nella vita, una gamba davanti all’altra. Che la marcia che vi aspetta sia la marcia della vita. Questo vorrei dirvi.

Coreografia The prayer

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