Questo blog nasce dal desiderio di sperimentare un nuovo modo di fare didattica utilizzando consapevolmente le risorse offerte dalle nuove tecnologie per progettare attività didattiche motivanti e coinvolgenti per gli alunni. La nostra scelta corrisponde alle esigenze di una società complessa e soprattutto agli stili di apprendimento dei nostri alunni, "nativi digitali" e "generazioni connesse".
giovedì 31 marzo 2016
giovedì 24 marzo 2016
Il nostro viaggio d'istruzione nei luoghi carducciani
Casa Carducci - Castagneto Carducci
Per le vie del borgo... Castagneto Carducci
Livorno- Piazzale Mascagni- Museo Fattori
Pisa Piazza dei Miracoli
- Motivazione della scelta dell'itinerario
- Come vi siete preparati a scuola a partecipare al viaggio
- Le tappe del percorso:
- Visita di Pisa
- Visita a Castagneto Carducci e a Bolgheri
- Livorno e il Museo Fattori
- Riflessioni personali ( emozioni, sentimenti che tale esperienza ha suscitato, cosa hai imparato da questa attività, se è stata importante nel tuo processo di crescita e di maturazione personale sia dal punto di vista delle conoscenze che dei rapporti con i compagni e gli insegnanti
domenica 20 marzo 2016
A lezione di Legalità: Teresa Diana, figlia dell'imprenditore Mario Diana, vittima innocente di camorra, spiega il valore della partecipazione attraverso la favola del colibrì
Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all'avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà.
Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l'incendio stava per arrivare anche lì.
Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d'acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.
Il colibrì, però, non si perse d'animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d'acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: "Cosa stai facendo?". L'uccellino gli rispose: "Cerco di spegnere l'incendio!".
Il leone si mise a ridere: "Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?" e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l'uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un'altra goccia d'acqua.
A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco.
Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d'acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.
Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d'animale si prodigarono insieme per spegnere l'incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell'antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell'aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco.
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l'arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l'incendio poteva dirsi ormai domato.
Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco.
Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: "Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d'acqua può essere importante e che «insieme si può» spegnere un grande incendio. D'ora in poi tu diventerai il simbolo del nostro impegno a costruire un mondo migliore, dove ci sia posto per tutti, la violenza sia bandita, la parola guerra cancellata, la morte per fame solo un brutto ricordo".
sabato 19 marzo 2016
La testimonianza di Mimma Noviello, figlia di Domenico Noviello,
vittima innocente della camorra
"...Ma avete mai pensato a cosa significhi togliere la vita ad una persona?Ritenete che sia giusto arrivare a togliere la vita ad un'altra persona?E' una cosa bruttissima, ragazzi, che non si fa! Non si può pensare proprio di farlo!E purtroppo è una cosa che è stata fatta a molti. Perché vi sto dicendo questo? Sembra Castelvolturno lontano, sembra Casapesenna un altro mondo, sembra una cosa allucinante che non può succedere a noi...E invece no, ragazzi, facciamo parte tutti della stessa realtà. Attenzione! Il nostro piccolo vivere quotidiano può cambiare le cose.Attenzione! Io dico non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso.Noi abbiamo subito una perdita enorme; dalla morte di papà la mia famiglia è cambiata, non è più la stessa. Io ero abbastanza grande, c'è mia sorella qui che all'epoca aveva tredici anni e abbiamo dovuto fare tante tappe della nostra vita da sole. Lei l'esame di terza media, io mi sono sposata ed ero da sola, Nessuno mi ha portato all'altare, non c'era il mio papà... ho avuto due bambini e non è venuto in ospedale con me. Io oggi in particolare dico io oggi insegno a mio figlio "corri da papà" e mi si spezza il cuore perché io non lo posso fare questo.Colgo l'occasione per dire a tutti i papà "Auguri" perché per me con questa venuta qua oggi è come se avessi portato un fiore sulla tomba di papà.Vi voglio lasciare con un messaggio chiaro: è vero, sembrano situazioni a voi lontane, situazioni studiate sui libri, lette sui giornali però facciamo parte tutti della stessa realtà. Mi raccomando, vi voglio lasciare un seme. Perdere un proprio caro è veramente, veramente bruttissimo e non scendete nel pensiero " Vabbè, si ammazzano tra di loro". non è così perché nell'ammazzarsi tra di loro ci può capitare una Silvia Ruotolo lì in mezzo, una Annalisa Durante, l'avete studiato.Non deve esistere questo tipo di violenza.Tutti insieme dobbiamo fare in modo di cambiare, perché si può cambiare. Noi siamo qui, io e Teresa Diana, a testimoniare che le cose si possono cambiare, come la famiglia di Teresa , straordinaria, che in trent'anni hanno costruito, in nome del papà, non se ne sono andati... Non siamo noi quelli che ce ne dobbiamo andare da questa terra!Vi abbraccio tutti, tutti!
Grazie. "
"...Ma avete mai pensato a cosa significhi togliere la vita ad una persona?Ritenete che sia giusto arrivare a togliere la vita ad un'altra persona?E' una cosa bruttissima, ragazzi, che non si fa! Non si può pensare proprio di farlo!E purtroppo è una cosa che è stata fatta a molti. Perché vi sto dicendo questo? Sembra Castelvolturno lontano, sembra Casapesenna un altro mondo, sembra una cosa allucinante che non può succedere a noi...E invece no, ragazzi, facciamo parte tutti della stessa realtà. Attenzione! Il nostro piccolo vivere quotidiano può cambiare le cose.Attenzione! Io dico non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso.Noi abbiamo subito una perdita enorme; dalla morte di papà la mia famiglia è cambiata, non è più la stessa. Io ero abbastanza grande, c'è mia sorella qui che all'epoca aveva tredici anni e abbiamo dovuto fare tante tappe della nostra vita da sole. Lei l'esame di terza media, io mi sono sposata ed ero da sola, Nessuno mi ha portato all'altare, non c'era il mio papà... ho avuto due bambini e non è venuto in ospedale con me. Io oggi in particolare dico io oggi insegno a mio figlio "corri da papà" e mi si spezza il cuore perché io non lo posso fare questo.Colgo l'occasione per dire a tutti i papà "Auguri" perché per me con questa venuta qua oggi è come se avessi portato un fiore sulla tomba di papà.Vi voglio lasciare con un messaggio chiaro: è vero, sembrano situazioni a voi lontane, situazioni studiate sui libri, lette sui giornali però facciamo parte tutti della stessa realtà. Mi raccomando, vi voglio lasciare un seme. Perdere un proprio caro è veramente, veramente bruttissimo e non scendete nel pensiero " Vabbè, si ammazzano tra di loro". non è così perché nell'ammazzarsi tra di loro ci può capitare una Silvia Ruotolo lì in mezzo, una Annalisa Durante, l'avete studiato.Non deve esistere questo tipo di violenza.Tutti insieme dobbiamo fare in modo di cambiare, perché si può cambiare. Noi siamo qui, io e Teresa Diana, a testimoniare che le cose si possono cambiare, come la famiglia di Teresa , straordinaria, che in trent'anni hanno costruito, in nome del papà, non se ne sono andati... Non siamo noi quelli che ce ne dobbiamo andare da questa terra!Vi abbraccio tutti, tutti!
Grazie. "
lunedì 14 marzo 2016
Concorso Aifo
"Dai colore ai diritti delle persone con disabilità"
AIFO (Associazione
Italiana Amici di Raoul Follereau), organizzazione non governativa di
cooperazione sanitaria internazionale, promuove per l’anno scolastico 2015-16
la VI edizione del suo concorso scolastico sul tema dei diritti delle persone
con disabilità, “Dai
colore ai diritti delle persone con disabilità”.
Secondo dati provenienti dall’ONU, “le persone con
una qualche forma di disabilità rappresentano circa il
10% della popolazione mondiale e incontrano ogni giorno difficoltà
per vivere, studiare, lavorare. Sia nei Paesi poveri sia in quelli ricchi le
persone con disabilità sono generalmente più povere e rappresentano un quinto delle persone che vivono sotto la soglia di un
dollaro al giorno. La durata della vita, grazie ai progressi della
medicina, è in aumento; possiamo allora stimare che per una vita media di
circa 70 anni ben 8 anni sono vissuti con disabilità, cioè
l’11,5% della vita.”
Il concorso ha l’intento di promuovere all’ interno delle
scuole la conoscenza
dei principi base della Convenzione
dei diritti delle persone con disabilità, approvata dalle Nazioni
Unite nel 2006 e ratificata dal nostro Paese nel 2009; inoltre si pone
l’obiettivo di diffondere esempi di buone prassi di inclusione
sociale delle
persone con disabilità, realizzati nella scuola, in ambito lavorativo,
sportivo, ludico, famigliare e di abbattimento delle barriere all’ interno dei
comuni e dei territori.
Il concorso vuole, prima di tutto, coinvolgere le scuole e gli studenti in un processo di riflessione e di approfondimento sul tema in oggetto ed è rivolto a studenti della scuola primaria, della scuola secondaria di primo e secondo grado.
Il concorso vuole, prima di tutto, coinvolgere le scuole e gli studenti in un processo di riflessione e di approfondimento sul tema in oggetto ed è rivolto a studenti della scuola primaria, della scuola secondaria di primo e secondo grado.
martedì 8 marzo 2016
21 Marzo 2016: Giornata della memoria e dell'impegno
“Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” è nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull’ uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall’ Eurispes tra le eccellenze italiane. Nel 2012 è stata inserita dalla rivista The Global Journal nella classifica delle cento migliori Ong del mondo: è l’unica organizzazione italiana di “community empowerment” che figuri in questa lista, la prima dedicata all’universo del no-profit.
sabato 5 marzo 2016
Bambini soldato
Le guerre dimenticate: bambini e bambine nei conflitti armati
L'infanzia negata per tanti bambini e bambine del mondo...
Dopo aver visionato le slide attraverso il link indicato in seguito, leggere i seguenti brani dell'antologia:
- "Piccole guerriere crescono"
- "La storia di Rose"
GRAZIE, MAMASIKA, "MAMMA AFRICANA"
Alla fine, il suo
grande cuore non ha retto. Masika Katsava era una donna minuta che viveva a
testa alta all'inferno. Non c'e' altro modo per definire quello che accade,
nel totale silenzio e nell'assoluta indifferenza del mondo, nel suo immenso e
straordinario paese, la Repubblica Democratica del Congo. Negli ultimi quindici
anni almeno dieci milioni di morti in una guerra infinita e crudele di cui non
si parla mai. Milioni di donne e bambini uccisi nei modi più' orrendi da quelli
dell'esercito e delle tante milizie armate che infestano il suo territorio e si
contendono i giacimenti di materie prime rare di cui questo paese è ricchissimo. Milioni di donne e bambini
massacrati pur di rifornire l'industria dei telefonini, dei televisori e quella
dell'aerospaziale innanzitutto. Milioni di donne e bambini feriti nel corpo e nell'animo, quando non
sono immediatamente uccisi.
Anche Masika aveva subito violenze. Ben quattro volte. Sia
dai soldati dell'esercito che dai miliziani ribelli. La prima volta le avevano
anche ucciso il marito, "l'amore della sua vita", come ripeteva
sempre con un sorriso amaro. Davanti ai suoi occhi. E sempre davanti ai suoi
occhi avevano infierito sui poveri corpi delle sue due figlie, la maggiore di
appena 14 anni. Il suo villaggio era in pressi di un'area mineraria importante.
Ricchezza contesa. Vinceva l'esercito e via ad esecuzioni sommarie e stupri.
Vincevano i ribelli ed era la stessa musica. Le sue bambine rimasero incinta e
lì nella foresta non c'è rimedio ad una gravidanza indesiderata. Masika
sperimentò da vicino il dolore di una ragazzina che porta in grembo il frutto
di una violenza. Raccolse le loro lacrime. Le aiutò a non odiarsi e farsi
del male visto che spesso sognavano la morte come una liberazione. Le aiutò a
crescere quelle creature, innocenti come tutte le creature. E accolse tante altre
che avevano negli occhi e nel cuore, sul proprio corpo, le stesse ferite.
" Non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo risollevarci e vivere. Abbiamo il
diritto di vivere", diceva a tutte loro. Divenne così' Mamasika, cioè'
mamma Masika. Prima di morire, a soli 48 anni, era stata mamma di almeno 6000
tra donne e bambini. Li ospitava in povere capanne costruite grazie a qualche
donazione. Li curava. Li ascoltava. Insegnava loro un mestiere. E li restituiva
alla vita. Era uno spettacolo osservare Masika. Non stava mai ferma. Si
divideva in mille. Accorreva ad ogni incursione armata nei villaggi dei
dintorni. Collezionava le lacrime più' amare del mondo. " Io sono forte,
loro hanno bisogno di aiuto…". Ed il cuore le si riempiva di strazio
giorno dopo giorno.
Grazie Mamasika, piccolo grande cuore di tutti noi. E
perdona i nostri silenzi.
giovedì 3 marzo 2016
Africa
Creazione di un dossier sul continente africano con l'utilizzo del programma Power Point, tenendo conto dei seguenti aspetti:
- Caratteristiche del territorio (Catene montuose, colline, pianure, laghi, fiumi, golfi, deserti...)
- Clima, flora, fauna.
- Storia
- Aspetti demografici e sociologici ( Distribuzione della popolazione, qualità e speranza di vita)
- Aspetti culturali ( Lingue, religioni...)
- Aspetti economici ( I tre settori dell'economia, l'influenza straniera)
- I problemi ( Deforestazione, desertificazione, malnutrizione, problema acqua, conflitti etnici, malattie....)
Gli alunni lavoreranno in piccoli gruppi.
martedì 1 marzo 2016
Pagine di letteratura: Giosuè Carducci
Quest'anno, in occasione del viaggio d'istruzione, che prevede il soggiorno nei luoghi dove visse il poeta vate d'Italia, approfondiremo non solo la vita dell'illustre poeta, ma anche le sue idee e la sua poetica, con particolare riferimento alle seguenti liriche:
- Pianto antico
- Traversando la maremma toscana
- Davanti a San Guido
- San Martino
Commento guidato:
- Titolo, autore, pubblicazione, raccolta poetica
- motivo ispiratore dell'opera
- divisione in sequenze:
- strofe 1-2 "Il melograno" strofe 3-4 "il dolore per la morte del figlio"
- analisi prima sequenza:descrizione ambiente esterno, aggettivi, rinascita albero, colori/ luce solare
- analisi seconda sequenza: analisi interiore, paragone tra l'albero e il poeta, aggettivi, contrasto luce/ ombra, calore/ freddo.
- struttura: strofe, versi, rime, figure retoriche ( metafore, allitterazioni, enjambements, anafore, chiasmo)
- messaggio del poeta.
San Martino
La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale ,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
piovigginando sale ,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.
Scritta nel 1883 e inserita nella
raccolta Rime Nuove.
È formata da quattro strofe,
tutte quartine di versi settenari.
In essa il poeta parte dalla descrizione di un paesaggio
esterno naturale e attraverso il susseguirsi
di vari quadretti paesaggistici esprime in maniera implicita la sua visione del
mondo e il dissidio interiore che caratterizza il suo animo, in contrasto tra
il pessimismo di fondo e la percezione dell’inevitabile infelicità dell’uomo da
una parte e la ricerca di conforto e pace dall’ altra.
Questo contrasto appare evidente
già dalla struttura della lirica, che si potrebbe definire a "chiasmo", poiché le
quattro strofe sono collegate tra loro da un legame di significato. La prima e
la quarta esprimono una visione cupa e negativa della vita attraverso immagini
inquiete ed angosciose, la seconda e la terza, invece, esprimono il tentativo
di esorcizzare questa sofferenza attraverso immagini gioiose e positive.
Già dal titolo della poesia "San Martino"si intuisce qualche indizio sul suo contenuto attraverso il riferimento al periodo della stagione autunnale, denominato popolarmente "estate di San Martino" nel mese di Novembre, periodo in cui la tradizione contadina fa concludere la vendemmia ed il mosto si trasforma in vino. Ma l'autunno è anche la stagione dei morti, della natura che si addormenta in attesa dell'inverno e sembra perdere la sua vitalità.
Già dal titolo della poesia "San Martino"si intuisce qualche indizio sul suo contenuto attraverso il riferimento al periodo della stagione autunnale, denominato popolarmente "estate di San Martino" nel mese di Novembre, periodo in cui la tradizione contadina fa concludere la vendemmia ed il mosto si trasforma in vino. Ma l'autunno è anche la stagione dei morti, della natura che si addormenta in attesa dell'inverno e sembra perdere la sua vitalità.
Strofa I: nella prima strofa il poeta descrive un paesaggio naturale, che
ricorda quello della Maremma toscana, caratterizzato dalla presenza delle
colline da una parte e dal mare dall’ altra.
Si tratta di un paesaggio autunnale, contraddistinto dalla presenza della
nebbia che, come una pioggerellina sottile, sale verso le colline, avvolgendole in
un alone cupo e misterioso . L’aggettivo “irti”, riferito a colli, contribuisce
a creare un’atmosfera di tristezza e di
abbandono e comunica un senso di morte, in quanto i colli sono resi irti dai
rami spogli e scheletriti degli alberi che non hanno più foglie e sembrano
privi di vita.
Poi l’attenzione del poeta si
sposta verso la costa, dove compare l’immagine di un mare tempestoso, sferzato
dai venti ( il maestrale è un vento freddo proveniente da NE). I sensi più
utilizzati in questa strofa sono la vista e l’udito.
Il mare subisce quasi una
personificazione, compiendo un’azione tipica dell’uomo distrutto dal dolore : “Urla”
e questo termine, posizionato a inizio verso
viene messo in evidenza dal poeta ed esprime in maniera forte il sentimento di
dolore anche attraverso i suoni delle lettere "u" ed "r".
Strofa II: il paesaggio cambia nella
seconda strofa, che inizia con la congiunzione avversativa “ma” che preannuncia
un messaggio diverso da quello espresso precedentemente: non siamo più in un
luogo completamente naturale, ma in borgo dove si avverte la presenza dell’uomo.
Qui si respira un’aria diversa, che
rallegra gli animi distogliendoli dal pensiero dell’infelicità dell’esistenza. Il
poeta utilizza i sensi dell’udito e dell’olfatto
per descrivere le strade del paese inondate dai suoni e dagli odori tipici
della vendemmia ( l’uva che ribolle nei tini e l’odore dei vini che si diffonde
tutt’intorno). il poeta sta ricercando dei modi per alleviare le sofferenze
umane e li ritrova nel vino, secondo un topos della poesia classica. Basti pensare
al poeta greco Alceo o al poeta latino Catullo, che invita il fanciullo a
mescere il vino in abbondanza per
cacciar via le tristezza dell’inverno grigio e freddo. In questa strofa
ritroviamo l’allitterazione in "r", cioè la ripetizione frequente della consonante r, che contribuisce
ad evocare il rumore prodotto dal vino nelle botti.
Strofa III: anche nella strofa
successiva il poeta continua a presentarci immagini positive e confortanti,
come quella del fuoco scoppiettante sui
ceppi accesi. Anche in questa strofa è
presente un’ allitterazione, con la
ripetizione delle consonanti s e c. La strofa termina con l’immagine del
cacciatore in piedi sull’ uscio a
fischiare e che continua nella strofa successiva con un’immagine più fosca e
triste.
Strofa IV: il cacciatore nominato alla
fine della strofa precedente osserva il cielo rossastro sul far della sera; un
cielo dove compaiono stormi di neri uccelli tra le nubi rossastre. Il poeta
paragona gli uccelli migranti ai pensieri
dolorosi che ritornano alla ribalta. Gli uccelli sono “neri”, , definiti
con un aggettivo che fa pensare alla morte e crea un’atmosfera inquietante e
hanno un valore simbolico spiegato successivamente attraverso la
similitudine: rappresentano i pensieri
tetri della sua mente.
La poesia quindi
ha un andamento circolare in quanto parte da un pensiero negativo, poi lo
supera attraverso immagini positive, infine la sofferenza prende il sopravvento
e la poesia si chiude ritornando all’ angoscia iniziale. Di conseguenza il
tentativo del poeta di trovare serenità
e pace attraverso valori ed immagini positive fallisce, lasciando posto alla
sofferenza e al dolore.
Come in altre poesie carducciane,
ritroviamo il dualismo luce- ombra, caldo-freddo, vita- morte.
Rime: il secondo e terzo verso di
ogni strofa rimano tra loro con rime baciate;
gli ultimi versi di ogni strofa terminano con una parola sdrucciola e
rimano tra loro (mar- rallegrar- rimirar- migrar).
La prima strofa termina con un
segno di punteggiatura ( il punto e virgola) e quindi costituisce una parte a sé
stante; la seconda termina con un punto fermo, la terza e la quarta sono legate
da un enjambement( rimirar/tra le rossastre nubi) e quindi sono collegate tra
loro.
Vari altri enjambements ( versi 1-3-5-6-7-9-11-12-13)
Davanti a San Guido- concerto di poesia
Iscriviti a:
Post (Atom)