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giovedì 24 marzo 2022

 

22 Marzo 2022-Gli alunni delle classi terze incontrano  il giornalista Raffaele Sardo

Continuano le iniziative nell'ambito della Legalità all’I.C. Moro-Pascoli di Casagiove, grazie alla collaborazione con la parrocchia di S. Michele Arcangelo, il cui parroco, Don Stefano Giaquinto, ha invitato gli alunni delle classi terze a partecipare ad un incontro con il giornalista Raffaele Sardo, impegnato da anni a divulgare il valore della memoria e dell’impegno per contrastare la criminalità organizzata.

Il valore della memoria è stato il filo conduttore della serata, in cui gli alunni hanno potuto ascoltare la storia di Don Peppe Diana dalla voce diretta di chi lo ha conosciuto e amato, un testimone, un amico, un collaboratore, che ha condiviso con lui scelte difficili in un territorio in cui anche pronunciare la parola “camorra” faceva paura e veniva fatto sottovoce. Invece Don Peppe ha voluto gridarlo il suo NO, sacrificandosi per il suo popolo, fino a rischiare  e perdere la sua stessa vita. Ma proprio la sua morte ha risvegliato le coscienze, facendo cadere finalmente quel muro di omertà costruito in tanti anni di soprusi, violenze, minacce.

“Siamo stati tutti rapiti dalla narrazione della vita di Don Diana- hanno detto gli alunni partecipanti- una storia che ci ha fatto scoprire la sua giovinezza, la sua vocazione, l’impegno al fianco dei giovani in un territorio difficile, soffermandosi sulla pubblicazione della Lettera “Per amore del mio popolo…”, fino alla sua morte ed all’eredità di valori che ci ha lasciato.”

La chiesa, con la sua sacralità, è diventata un luogo di riflessione e di raccoglimento, per tutti i ragazzi che sono rimasti assorti, con gli occhi fissi, lo sguardo attento di chi non vuole perdersi neanche una parola di un racconto che ti prende nell’animo, ti entra dentro e non ti lascia più.  Lo stesso silenzio faceva rumore, si percepiva la partecipazione e la commozione generale.

Anche gli alunni hanno voluto dare un piccolo contributo alla memoria, ricordando la figura di una vittima innocente della camorra, Domenico Noviello, attraverso una lettura animata che ripercorreva le tappe della sua storia raccontate dalla prospettiva delle due figlie  Mimma e Matilde. Essi hanno ribadito che la memoria è uno strumento indispensabile per divulgare valori  di generazione in generazione e che bisogna fare di tutto per evitare che si trasformi in pura esteriorità, esibizione utile solo per le occasioni. La memoria è la radice del nostro passato e la linfa del nostro futuro.

Molti i riferimenti all’attualità, con interventi sulla giornata della Memoria e dell’Impegno che ha appena visto impegnate a Napoli persone provenienti da tutta Italia, e su un’emergenza cronica, quella della criminalità organizzata, che per forza di cose, negli ultimi anni ha dovuto lasciare il posto ad altre emergenze improvvise, quella epidemiologica e la più recente legata alla guerra in Ucraina. Ma non bisogna abbassare la guardia, hanno ribadito tutti i partecipanti, perché la camorra ha cambiato volto, sono diminuite le sue manifestazioni più eclatanti, ma continua a serpeggiare in tutta Italia ed anche a livello internazionale. Per questo ogni iniziativa volta a ricordare  chi ha perso la vita per colpa delle mafie diventa indispensabile per accrescere la voglia di cambiare, di essere insieme nella lotta e riaffermare il valore della legalità.

giovedì 5 marzo 2020

Rosa digitale weeks: 2-15 marzo 2020


Marzo è il mese scelto a livello internazionale per parlare di pari opportunità e diritti; è un mese che si colora di rosa o, in occasione della giornata internazionale delle donne, del giallo delle mimose. Per questo motivo ho deciso di approfondire con voi questa tematica e inondare di petali rosa il mondo intorno a noi. 

Il prossimo venerdì avremmo dovuto portare in classe dei materiali per realizzare The wall of doll- il muro delle bambole, con slogan e riflessioni significative.  Non potendo realizzare un muro reale, che ne dite di crearne uno virtuale?

Parte 1: Scelta delle bambole: chi ha la possibilità, scelga una bambola che ha conservato o che ha in casa perché appartiene ad una sorellina minore (possibilmente una Barbie) e che vi ispiri una riflessione.  Scatta una foto della bambola da te scelta e scrivi sul quaderno le motivazioni della  scelta, completando la frase: 

 Ho scelto questa bambola perché... 

Vi faccio degli esempi: 

Es 1:  Ho scelto una bambola vestita con un abito da sposa perché fino a non molto tempo fa il ruolo centrale della donna nella società era quello di moglie e madre, dedita alla casa ed alla cura dei suoi figli. Cosa è cambiato oggi? Qual è il ruolo della donna nella società contemporanea? Ha la possibilità di svolgere un'attività al di fuori della famiglia, anche in campi considerati spesso "maschili"  ( in campo scientifico e tecnologico, in lavori "pesanti" )o esistono ancora pregiudizi ( tipo "donna al volante, pericolo costante") ?

Es. 2: Ho scelto questa bambola vestita con un abito regale perché ho pensato che per essere realizzata una persona non ha bisogno di essere trattata da principessa, ma di essere considerata una persona capace di pensare e di agire, a cui vengono date le stesse opportunità degli uomini.  #possoesserequellochevoglio è l' hastag scelto per la Giornata internazionale della donna del 2020. Sei d'accordo? 

Parte 2: In classe durante le lezioni di tecnologia avete realizzato dei bozzetti di moda. Se qualcuno di essi vi sembra significativo per la nostra causa, possiamo arricchire il nostro muro anche con i disegni, sempre corredati  di relative riflessioni.  In questo modo anche coloro che non hanno una bambola contribuiranno alla realizzazione del nostro muro. 


Crea uno slogan anche tu per diffondere il tuo messaggio. 


Materiali di approfondimento: Donne e scienza- tecnologie e invenzioni- Yes, we can!



Wall of dolls a Genova





martedì 25 febbraio 2020

L'altro casalese

Parte 3: L'agguato

Immagina il sole, l’aria fresca di una bella giornata di maggio; la primavera brilla nell’aria con i suoi colori e la natura ravviva con la sua bellezza anche i luoghi più devastati dall’incuria, dal degrado, dalla bruttezza dell’illegalità. Purtroppo  di quel 16 maggio del 2008 non ricordiamo l’azzurro del cielo limpido e sereno né il verde rigoglioso delle piante; quel giorno si tinse di rosso.
Mimmo si alzò presto quella mattina, uscì di casa respirando l’aria frizzante e uscì dal solito cancello. Aveva ormai l’abitudine di non fare mai due volte la stessa strada, per cui ingranò la marcia e svoltò a destra imboccando la via Domiziana. Ma quella mattina il suo destino era segnato; la sua condanna era decisa  e non gli diedero neanche il tempo di fermarsi a gustare il suo ultimo caffè. Raggiunse la rotatoria che incrocia con via Vasari e pochi istanti dopo la sua vita cambiò di colpo. Il tempo di un uomo coraggioso si fermò, un uomo solo, armato della sua dignità.
Tutt’ intorno a lui, cosparsi per terra, proiettili e bossoli. Le esplosioni lo colpirono più volte, mentre era ancora seduto al posto del guidatore. Con grande sforzo scese dall’ auto, ma il killer lo raggiunse e gli sparò ancora, fino a lasciarlo senza vita sull’ asfalto. 13 colpi, di cui 4 alla testa e 3 al torace, da distanza ravvicinata. A nulla servì la pistola che aveva comprato e con cui aveva pensato di difendersi, non fece neppure in tempo ad estrarla.
Sopraggiunse, intanto, un automobilista, che, credendo di trovarsi di fronte ad un incidente stradale, si fermò a prestare soccorso e si trovò di fronte ad una scena infernale. Nessuno intanto era accorso, nelle vicinanze solo un vecchietto con la sua bicicletta. Nessuno aveva visto o sentito niente, nonostante ci fosse stata una sparatoria in pieno giorno. I due testimoni  interrogati dissero di essere giunti sul posto dopo l’omicidio ed uno dei due aggiunse che subito dopo era andato a prendere “un altro caffè” al bar all’ angolo. Na tazzulell e' cafè: un nuovo modo di reagire di fronte alla morte.
Neanche i clienti del bar avevano visto o sentito nulla, mentre i killer si dileguarono in tutta fretta  rintanandosi nel loro covo e stappando una bottiglia di champagne.
Davanti al luogo dove Mimmo fu ucciso, ora sorge un alberello di ulivo, simbolo della pace. Dopo tanti anni quella piantina è diventata un alto albero ma è cresciuto storto, diventando il simbolo dell’incuria, della distrazione, della noncuranza. Sarebbe bastato affiancargli un picchetto, un semplice legno, per raddrizzarlo, ma nessuno ci ha pensato. La stessa incuria che  fa crescere le erbacce intorno al monumento a lui dedicato, che si riempie di fiori solo a Maggio. Se cercate su Google maps il nome di questa piazza troverete: Monumento a Mimmo Noviello. Attrazione turistica. 
Memoria sbiadita, utile per le occasioni. Memoria dimenticata. Memoria esibita. Attrazione turistica, come purtroppo accade anche nei luoghi di memoria.

L'altro casalese Parte 2:

"Il dovere della denuncia"

Che faccia ha un camorrista, lo sai? Dimmi, tu lo sapresti riconoscere? Alto, basso, brutto e cattivo, con gli occhi truci e l’aspetto crudele. Un guappo con la coppola e la pistola, uno che a guardarlo incute paura.
Eppure quest’immagine classica solo in parte risponde alla fisionomia del moderno camorrista.  Ha un aspetto comune, una faccia normale, come quella del vicino di casa, sì, del tuo dirimpettaio che saluti ogni mattina e ti chiede gentilmente come stai. Non ci sono elementi tipici nell’ abbigliamento o dell’aspetto fisico che lo rendano riconoscibile tra la gente. Ma una cosa è rimasta invariata. La crudeltà che si cela dietro l’aspetto di persona comune, anzi, di persona perbene. Quella crudeltà di chi non  ha rispetto dei diritti e della dignità delle persone, e non si fa scrupoli a calpestarli pur di ottenere guadagni facili.
Come il pizzo.Sei un fornaio? Devi pagare.Hai un negozietto, un supermercato, un bar, un ristorante? O paghi o ti ritrovi da solo e senza più nulla.Stessa cosa per qualunque altra attività, comprese quelle illegali.
E se qualcuno sceglie la strada della denuncia? Sai cosa direbbero gli altri? Ma che cosa ha fatto? Non poteva farsi i fatti suoi?! Sempre padri di famiglia sono…  si sceglie la strada dell’omertà.
-       - Fratello, noi veniamo e ti facciamo un bel regalo. Lo Stato non è in grado di tutelarti dai furti, non ti garantisce protezione? Allora ci pensiamo noi che abbiamo  mezzi e uomini a disposizione.
-        -Siamo i benefattori, i protettori dei commercianti. Tu però devi dare ogni mese una somma di denaro. Che sarà mai in cambio di tanto servizio…
-        -E se non accetto?
-    -Cerca di capire, la vita è piena di pericoli, macchine che vanno a fuoco, minacce di morte, incidenti …
     Se decidi di denunciare diventi un problema, sei un pazzo., non sei buono, non hai capito    come funziona.
     Se fai il tuo dovere di cittadino e per questo hai paura, se ti senti in pericolo, ti devi armare.
    Temi che ti vengano a cercare, che possano colpire non solo te, ma anche i tuoi figli, gli affetti più cari.
    Allora ti compri una pistola per sentirti più tranquillo, ma è un’illusione.  Devi imparare ad usarla al poligono di tiro e sperare che il giorno in cui ti verranno a cercare non arrivi mai. Ma prima o poi arriverà quel giorno e ti chiederanno il conto. Ti senti come una piccola barca in balia delle onde, una barca senza motore, né remi né vele, in un mare pieno di pescecani pronti a divorarti. E tu non puoi fare altro che aspettare, assecondare l’onda e vincerla al momento giusto.

     Anche Mimmo lo sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e come Ettore alle porte Scee era pronto ad affrontare il nemico che lo avrebbe sconfitto. Dopo è diventato un eroe. 
     Strana questa società che trasforma in eroi chi assume comportamenti che altrove, non in terra di camorra, sarebbero considerati normali. Ma non per questo sono eroi minori.

mercoledì 19 febbraio 2020

Leggiamo insieme "L'altro casalese" 
di Paolo Miggiano



Introduzione:  "Casalese: un nome, un destino"




Spesso un’intera città ha pagato per un uomo malvagio- Esiodo
1. Sono strane le parole, hanno un peso enorme, ma spesso non ce ne accorgiamo. A scuola studiamo tutte le categorie: articolo, nome, pronome, verbo, aggettivo. Se ne pronunciano in media 240 al minuto. Una cifra impressionante. Parole  piene, parole vuote.  Le parole sono idee, concetti, descrivono, raccontano, comunicano. Forse ogni tanto bisognerebbe fermarsi e riflettere sul loro significato, riflettere sull’ etimologia, ridare un senso a ciò che si dice. Ogni singolo vocabolo che esce dalla nostra bocca dice molte più cose di quanto non si pensi. E può essere frainteso, distorto, male interpretato.
2. Io so Casalese, e tu?
3. Anch’io so Casalese. So nat ‘cca e chest è semp stat a casa mja. Siamo gente semplice, grandi lavoratori. I miei nonni faticavan ‘a terra, gente povera ma ricca e dignità, che hanno surat assaje pe mannà i figli a scola, per garantire loro una vita migliore rispetto a quella che avevano vissuto loro.
2.“Casalese”, con questo aggettivo si dovrebbe indicare chi è nato a Casal di Principe, invece sappiamo molto bene che questa parola in Italia, appena pronunciata,  rimanda subito agli esponenti del clan, a delle famiglie di criminali che hanno fatto la storia recente di una terra antica, bella e paziente, un tempo prospera e felice.
4. La mia terra è la terra dei Mazzoni, compresa tra il Volturno e i Regi Lagni. Sapete perché si chiama così? Per i fiori, soprattutto le rose, che vi crescevano rigogliosi, a mazzi, insieme ad erbe aromatiche profumatissime, che i Romani chiamavano “Campo stellato”. E’ la terra dove Annibale portò il suo esercito per sfamarsi e dove i sovrani borbonici allevavano cavalli pregiati. Che fine ha fatto questa terra bellissima? Oggi è conosciuta solo come terra di camorra.
5. Se sei nato o vivi dalle parti di Casal di Principe, Casapesenna, Santa Maria la Fossa, Castel Volturno, Grazzanise, Marcianise, Villa Literno…, con quei “casalesi” prima o poi la tua traiettoria di vita si incrocia. Quelli, come te, vivono lì. Frequentano la tua stessa scuola, la tua stessa parrocchia, la tua stessa piscina. Si fermano nelle stesse piazze, negli stessi bar dove ti fermi tu a chiacchierare con gli amici o a prendere un caffè. Magari abitano affianco alla tua casa, nella tua stessa via.
Casale, la città dei latitanti, dei blitz, dei muti alti e cancellate, dei bunker dove nascondersi come topi, dei morti ammazzati, delle strade insanguinate.
6. Eppure c’è gente che vive lì e con loro non vuole dividere niente. Ci sono, a Casal di Principe, gli altri Casalesi. E’ gente perbene, i casalesi veri;  sono le tante famiglie  che hanno visto morire i loro cari per mano criminale e che avevano tutto il diritto di scappare, ma sono rimasti a testimoniare il loro essere Casalesi, proprio come Mimmo Noviello, il protagonista di questa storia.

mercoledì 22 maggio 2019


Giornata della Memoria

Anniversario della Strage di Capaci

23 Maggio 1992-23 Maggio 2019 



domenica 10 marzo 2019

Giornata della Legalità 2019

Organizzazione attività a classi aperte
Classi terze

Il giardino della memoria- Sessa Aurunca(Caserta)Bene confiscato alla camorra e restituito alla comunità

 Sono trascorsi ormai 25 anni da quel fatidico 19 Marzo 1994, quando Don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe, in provincia di Caserta, venne ucciso, il giorno del suo onomastico, in chiesa, mentre si accingeva a prepararsi per la messa. 
Un uomo coraggioso, che ci ha lasciato un messaggio di immenso valore, mostrando, con le sue scelte di vita la strada da intraprendere per combattere contro la criminalità, la violenza, l'arroganza di chi, senza scrupoli, si arricchisce a discapito della vita di altri esseri umani.
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Stanco di vedere tante vittime per mano della camorra, soprattutto tra i più giovani suoi concittadini, spazzati via dalla violenza più cupa della lotta tra clan o a causa della droga, nel 1991 decide di ribellarsi scrivendo il documento "Per amore del mio popolo non tacerò", sottoscritto, oltre che da lui, da altri sacerdoti di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Villa di Briano e Casapesenna.
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Per amore del mio popolo non tacerò
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“Siamo preoccupati
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra…
La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni, tangenti, traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato. 
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 E’ oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi. 
Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
Il nostro impegno di denuncia non deve e non può venire meno.”
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 Il suo Killer si presentò in chiesa, precisamente nella sagrestia, alle ore 7,30 e gli domando: " E' lei don Peppe ?"
"Sì, sono io"- sono state le sue ultime parole.
Cinque colpi rimbombarono nelle navate, due pallottole lo colpirono al volto, le altre bucarono la testa, il collo, la mano. Avevano mirato alla faccia. Aveva trentasei anni.

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 Sgomento generale quando si diffuse la notizia di quanto accaduto; la violenza aveva colpito al cuore una comunità, che adesso trovava la forza per aprire gli occhi e rompere quel muro di omertà costruito da secoli di disagio, soprusi e sopraffazione. Furono soprattutto i giovani a scendere per le strade gridando il suo nome. Ma… cosa vedo laggiù… guardate anche voi, sì, voltatevi… dai balconi delle case sventolavano mille lenzuola bianche, una pioggia di stoffe candide legate alle ringhiere e alle finestre. 
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Coreografia: “Sono solo parole” 
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 No, Non sono solo parole. Sono molto di più. Sono strane le parole, possono ferire, ti trafiggono come lance appuntite, un vortice senza fine che fa male, travolge all’improvviso, quando non ti aspetti. Oppure sono come fiori, che con i loro colori ed il loro profumo arricchiscono il mondo di una nuova bellezza. Le parole sono un’arma potentissima per diffondere messaggi, per divulgare un pensiero positivo, dei valori morali e civili. La camorra non si combatte con le sue stesse armi, la violenza non cancella la violenza né l’odio che da essa ha origine. Per questo motivo gli eroi della legalità decidono di utilizzare l’arma più potente che sia stata data all’uomo: la parola. Ha inizio, così, la loro azione di denuncia. In luoghi e tempi diversi essi hanno manifestato il proprio dissenso e, per il significato simbolico che la loro opera ha assunto nella lotta alla criminalità, sono diventati degli emblemi di giustizia e legalità.


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Da Don Peppe ad un altro Giuseppe, anzi, Don Pino, regione diversa, stesso destino. Parliamo di Don Pino Puglisi, un altro sacerdote ed insegnante che con la parola e con l’esempio ci ha insegnato a reagire per amore della legalità.  
“Mi ricordo ancora la prima lezione con lui. Si era presentato con una scatola di cartone. L’aveva messa al centro dell’aula e aveva chiesto cosa ci fosse dentro. Nessuno aveva azzeccato la risposta. Poi era saltato sulla scatola e l’aveva sfondata. <<Non c’è niente. Ci sono io che sono un rompiscatole>>. Ed era vero. Uno che rompe le scatole in cui ti nascondi, le scatole in cui ti ingabbiano, le scatole dei luoghi comuni, le scatole delle parole vuote, le scatole che separano un uomo da un altro uomo, simulando muri spessi come quelli della canzone dei Pink Floyd.”
Esistono muri di pietra, duri, difficili da scavalcare, e muri invisibili che dividono le persone. Sono i muri dell’omertà, dell’indifferenza, del razzismo così difficili da sradicare. 
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 Vi voglio raccontare una storia. Siamo a Castelvolturno, un tempo ridente cittadina del litorale domizio, oggi un paese di frontiera, dove i clan si fanno la guerra per il controllo del territorio e lo spaccio di droga.  Proprio qui avviene una delle stragi più terribili da parte della camorra, la strage di San Gennaro. La sera  del 18 Settembre 2008 furono sparati più di 130 colpi con pistole e kalashnikov contro alcuni immigrati che si trovavano dentro e fuori la sartoria Ob Ob Exotic Fashion a Ischitella, frazione di Castel Volturno. Furono uccise sette persone, mentre Joseph Ayimbora, sopravvissuto fingendosi morto, nonostante la mitragliata di colpi che lo aveva centrato alle gambe e all’addome, riuscì ad avere il tempo di guardare in faccia chi gli aveva sparato e altre due persone e la sua testimonianza fu decisiva per riconoscere gli autori della strage. Gli assassini sono stati tutti arrestati e condannati per strage con l’aggravante dell’odio razziale. 

***
L’indomani della strage, il 19 settembre, centinaia di  immigrati inscenarono una protesta, anche violenta, contro la camorra e le condizioni di degrado in cui vivevano e successivamente, il 9 novembre,  fu organizzato un concerto per contrastare la criminalità e diffondere i valori del diritto, dell’uguaglianza e dell’integrazione. Ospite d’onore la cantante Miriam Makeba, Mama Africa, sostenitrice dei diritti umani e della minoranza di colore in particolare. Sudafricana, aveva lottato insieme a Nelson Mandela per l’abolizione della segregazione razziale nel suo paese ed era stata costretta all’esilio. La sua lotta per l’uguaglianza e la dignità umana è continuata in tutto il mondo attraverso le sue canzoni e si è conclusa proprio su quel palco di Castelvolturno. Miriam si è sentita male durante il concerto, ma ha terminato lo stesso il suo intervento ,nonostante il malore, ma l’attacco cardiaco fu per lei fatale. Il grande cuore di “Mama Africa” scelse di fermarsi in un’altra Africa, quella casertana. 
***
«Ci sono tre cose per le quali sono venuta al mondo - ripeteva Miriam Makeba - e ci sono tre cose che avrò nel cuore fino al giorno della mia morte: la speranza, la determinazione e il canto». Vi vogliamo lasciare con una sua canzone, un inno alla gioia ed alla vita, perché, nonostante i mille problemi della società, ciascuno si impegni con forza e determinazione per colorare questo mondo, perché la bellezza lo renda migliore.
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Coreografia Pata Pata 

lunedì 8 ottobre 2018

GIORNATA MONDIALE DELLE BAMBINE: 11 OTTOBRE, COLORIAMO IL WEB DI ARANCIONE

Una giornata per riflettere sui diritti negati alle bambine, nel mondo: coloriamola di arancione e diamo il nostro piccolo contributo per ricordare i diritti di tutte le persone.


È dal 2011 che l'11 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze (International day of the girl child), proclamata dall'ONU, e oggi più che mai c'è bisogno di una giornata speciale in cui riflettere sui diritti che sono ancora negati all'infanzia, soprattutto alle bambine.





Spiega Terre des Hommes che «nel mondo sono 70 milioni le bambine sfruttate, costrette al matrimonio, uccise appena nate. Anche in Italia i dati sugli abusi sono preoccupanti. La prima cosa che puoi fare è informarti!». Leggere il dossier di Terre des Hommes è il primo passo, il secondo partecipare alla campagna Indifesa (terredeshommes.it/indifesa) che, per l'edizione di quest'anno «punta i riflettori anche sulle bambine che vivono in zone teatro di guerra e nelle emergenze migratorie che ne conseguono, per proteggerle e tutelarne i diritti fondamentali».



Approfondimento

Organizziamo anche noi un laboratorio in classe per  approfondire la tematica delle pari opportunità e dei diritti delle bambine e delle ragazze.
Per iniziare informatevi, ricercando notizie, dati oggettivi, numeri per comprendere meglio il perché di tale iniziativa e quali sono i continenti e gli stati del mondo in cui il problema è più drammatico.
La seconda fase, invece, sarà creativa: proviamo a colorare il nostro mondo di arancione, ad iniziare dall'aula scolastica.  Lavoreremo in gruppi per realizzare lavori di vario tipo, in base alle predisposizioni personali di ciascuno. Sarete giornalisti, artisti, stilisti per un giorno.
Vi offro alcuni spunti per realizzare  dei prodotti:

  • Scrittura di articoli di giornale
  • Decorazione di magliette con slogan 
  • Creazione di cartelloni - collage con ritagli di giornali e creazioni personali
  • Fiori di carta 
Inoltre che ne dite di condividere tutti quanti attraverso un social un messaggio o un' immagine e usare per una volta la tecnologia non per divertirsi ma con un intento sociale?

giovedì 13 settembre 2018

Per non dimenticare




E' già trascorso un mese dal terribile crollo del Ponte Morandi a Genova, una giornata che ha distrutto di colpo la vita di tante persone, portandosi via anche tutte le nostre sicurezze.
 Per descrivere quello che è successo forse le parole sembrano essere poco appropriate, come se non riuscissero a comunicare appieno il dolore, la paura, la disperazione che una catastrofe così immane porta con sé. Eppure le parole non sono mai troppe per ricordare quello che è successo e prevenire, evitare che avvenimenti del genere si possano ripetere ancora, combattere l'abbandono, l'incuria e diffondere la cultura della sicurezza, del senso di responsabilità e la partecipazione civile.







Per questo  ho deciso di usare le parole che gli stessi genovesi hanno scritto l'indomani della tragedia, affiggendo dei foglietti nelle strade adiacenti alla zona dove si stava ancora scavando alla ricerca di persone superstiti e delle vittime.  
                                                     
"I primi raggi di sole che spuntano tra le nuvole bruciano terribilmente. Bruciano sul vuoto che è rimasto nel cuore di ognuno di noi. Noi che attraversiamo quel ponte due, tre, quattro volte al giorno. Noi, che in macchina su quel ponte abbiamo cantato, ballato, riso fino a stare male, ci siamo baciati, abbiamo aspettato impazienti le code infinite del mattino; noi che da lì abbiamo iniziato vacanze, progettato sogni e partenze, sentito l'odore di casa al ritorno. Ora rimane solo un tonfo di 70 metri nel vuoto e le urla strozzate di chi non ce l'ha fatta. Rimane l'immagine costante di noi che abbiamo percorso quella strada centinaia, migliaia di volte. Rimane un giro di messaggi per sapere se tutti stanno bene, rimane lo shock, rimane nel silenzio il continuo rumore di ambulanze che sfrecciano in strada. Mentre la vita va avanti, perché deve andare avanti; mentre qualcuno nel mondo sta uscendo da lavoro, mentre i bar iniziano a dare gli aperitivi, mentre qualcuno ride, si sta innamorando, festeggia Ferragosto. La vita deve andare avanti.
Qui solo un timido sole che si fa spazio tra le nuvole, e fa male. Mio Dio, se fa male.

Non è crollato solo un ponte, Genova, siamo crollati tutti. Perché noi potremmo anche apparire rudi, chiusi e scontrosi, ma abbiamo una straordinaria capacità:  quella di riuscire a rialzarci tutti, in silenzio, e con le nostre mani.
Stai sicura che ce la farai, mia cara Genova: ce la faremo assieme anche questa volta.
Genova 14-8-2018
#unitipergenova

Adesso tocca a te scrivere sul tuo quaderno le riflessioni che, ad un mese di distanza dal crollo del ponte Morandi, hai elaborato. Ti fornisco alcuni spunti:
  1. La probabilità del verificarsi i eventi catastrofici per la vita dell'uomo.
  2. Differenza tra catastrofi naturali e dovute ad un errore umano
  3. Eventuali fattori che hanno contribuito a determinare il crollo
  4. Come sono cambiate le città, le strade e le attività umane negli ultimi decenni
  5. Come è cambiata la normativa per le costruzioni nel tempo
  6. Come si può attuare una seria prevenzione per evitare che incidenti del genere si verifichino ancora.
  7. Conosci altri avvenimenti di attualità che si sono verificati durante l'estate, facendo comprendere i rischi di determinati comportamenti per la salute e la sicurezza di tutti?



martedì 13 marzo 2018

Settimana della Legalità 2018



Dal 14 al 21 marzo 2018  il nostro istituto ha organizzato la "Settimana della legalità", per parlare di cittadinanza, impegno civile, giustizia e legalità. Questa settimana prevede vari incontri e momenti di condivisione e riflessione, attraverso la collaborazione di associazioni e personalità che operano sul nostro territorio e si impegnano quotidianamente per veicolare i valori della legalità.

Come si può leggere dalla brochure della nostra settimana della legalità, abbiamo fatto nostre le parole di Don Milani ed il suo insegnamento per esprimere tutti insieme un messaggio importante: I care, mi importa, mi sta a cuore, in contrapposizione all’atteggiamento egoista di chi dice "Non sono cose che mi riguardano, me ne infischio…"

Abbiamo immaginato un dialogo tra due persone. Una chiede all’altra: "Perché ti dai tanto da fare, che ti importa, cosa ci guadagni?" E l’altro risponde: " …  because i care, perché a me importa, mi interessa e voglio prendermene cura. "
Questo è il messaggio che oggi tutti insieme vogliamo dare:  a noi importa eccome, a noi importa impegnarci per iniziare a far cambiare le cose.
Ringraziamo Don Luigi Merola, che ci offre un esempio evidente di chi ha abbracciato quella stessa causa e che, attraverso le sue coraggiose scelte  ed il suo impegno quotidiano in contesti di vita non facili ci invita a fare altrettanto, impegnandoci ogni giorno un poco di più per contribuire a migliorare la nostra società.



giovedì 21 dicembre 2017

A lezione di Legalità: incontro con Catello Maresca

Attività per gli alunni della classe terza

21 Dicembre 2017


Dopo aver partecipato all'incontro con il Magistrato Catello Maresca, sono emersi alcuni concetti su cui vi invito a riflettere:
  1. Perché è importante parlare di Cittadinanza e soprattutto perché aggiungere l'aggettivo "attiva"? Il  sostantivo in sé non esprime già impegno, partecipazione, solidarietà, condivisione? Per quale motivo oggi si ritiene necessario caricare ulteriormente di significato un concetto di per sé molto significativo? Forse perché nella società odierna ha perso il suo valore?
  2. Cosa possiamo fare noi per essere "cittadini attivi"? Spesso conosciamo bene i nostri diritti e li reclamiamo a gran voce, ma la nostra Costituzione, oltre che di diritti, parla anche di doveri... Quali sono i nostri doveri di cittadini consapevoli e responsabili? 
  3. Analisi di un'emozione: la paura. in molti casi, quando c'è da prendere una decisione la paura ci blocca, ci impedisce di andare avanti, ci frena e ostacola. Come si supera la paura? Partendo dal fatto che la paura è la più ancestrale delle emozioni, quella strettamente collegata alla sopravvivenza dell'essere umano, e quindi ha anche un valore positivo oltre che quello negativo solitamente attribuitole, come si supera la paura? Se focalizzo la mia attenzione sull'obiettivo futuro, piuttosto che su ciò che mi blocca, riesco a superarla. Ecco il segreto. Ricordate: ciò che mi rende felice oggi è ciò che mi faceva paura ieri.


mercoledì 20 dicembre 2017


Eventi e manifestazioni Natale 2017

Cari ragazzi, si avvicina una delle feste più celebrate dell'anno ed è l'occasione per condividere momenti, pensieri ed emozioni e riflettere sui veri valori della vita, dando la giusta importanza ad ognuno di essi.  Ringraziando Don Stefano per aver invitato la scuola alla sua iniziativa di solidarietà, invito anche voi ragazzi a prendere parte all'incontro con il magistrato Catello Maresca, che si terrà presso l'Auditorium della Chiesa di S. Michele il 21 Dicembre. Sarà l'occasione per parlare di Legalità, approfondire una tematica che ci sta particolarmente a cuore ascoltando le parole di chi combatte ogni giorno affinché non sia soltanto una parola , ma si concretizzi in un modo di vivere comune. Si tratta di una lezione diversa rispetto a quelle che avvengono nelle aule scolastiche, ma altrettanto importante. 




                                            Il giorno 22 Dicembre, invece, sarà bello ascoltare tutti insieme il concerto di brani natalizi del coro della scuola, per la prima volta al completo, con la partecipazione degli alunni di tutte le classi della Scuola Secondaria. L'armonia delle voci e dei suoni dei vari strumenti ci invita a riflettere sull'importanza dell'ascolto, del prestare attenzione all'altro, per migliorare e migliorarsi sempre più. Come i musicisti di un'orchestra: se ciascuno pensa solo a se stesso la musica potrà pure essere tecnicamente perfetta ma non susciterà alcuna emozione, invece se ogni musicista è attento a quello che è accanto a lui, percepisce i suoi bisogni e nel silenzio presta attenzione anche al più piccolo dettaglio, la musica si fonderà in un tutto armonico di straordinaria bellezza. 






martedì 21 novembre 2017

Giornate contro la violenza sulle donne
#Orange the World
25 Novembre-10 Dicembre 2017

Il 25 Novembre ricorre la Giornata Mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea delle Nazioni Unite con risoluzione del 17 Dicembre 1999. Tale data fu ufficializzata dall'ONU in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leonidas Trujillo, dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 Novembre del 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai mariti in prigione, furono bloccate da militari, brutalmente assassinate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Al fine di contrastare questo fenomeno ed educare al rispetto delle diversità e della non violenza, le Nazioni Unite hanno promosso l'iniziativa "Orange the world in 16 days",invitando a colorare il mondo di arancione in queste giornate.





In classe ci dedicheremo alle seguenti attività:

  • Visione di video e cortometraggi sulla tematica
  • Personalizzare la nostra aula con un logo di colore arancione
  • approfondire il problema attraverso la ricerca e selezione di informazioni in internet
  • realizzare un laboratorio di scrittura 
Inoltre, che ne dite di utilizzare il web o i  canali social per veicolare questo messaggio?










lunedì 15 maggio 2017

venerdì 28 aprile 2017

Consapevolezza e responsabilità: fare della memoria il seme di una nuova speranza.





















“Vorrei invitare me e voi a prendere coscienza di fare della memoria il seme di una nuova speranza, un seme che porta frutto.  I nomi delle vittime innocenti non le scriviamo soltanto su una targhetta ma le scriviamo nella nostra coscienza. Pensando questa sera a Mario Diana e pensando a tutte le altre vittime io credo che dobbiamo dirci con forza, per evitare la retorica della memoria, che noi abbiamo la responsabilità di una memoria vera e quindi dobbiamo fare della memoria il seme di una nuova speranza. 

Devo dire che le ragazze e il ragazzo che hanno recitato poco fa sono stati meravigliosi perché hanno reso vivo il ricordo delle vittime innocenti della criminalità con le loro parole; certo avevano una traccia, ma vi siete accorti tutti  di come hanno saputo tradurre e consegnarci in modo vivo le persone che non ci sono più, come le hanno raccontate, come ci hanno coinvolti, la loro semplicità ma anche la loro forza.

Allora Mario Diana dobbiamo scriverlo nella nostra coscienza, il suo nome come quello degli altri sennò diventa retorica la memoria, diventano celebrazioni, diventano eventi, si intitolano strade e non ha più senso. Dobbiamo, invece, fare in modo che la memoria sia qualcosa di vivo. Deve esserci la consapevolezza entro ciascuno di noi che le ferite non si cancelleranno mai e tocca a noi fare in modo che due parole ci accompagnino nella vita: consapevolezza e responsabilità. Consapevolezza e responsabilità sono indivisibili. Tra loro non c’è la e di congiunzione ma c’è verbo. Essere consapevoli è un atto di responsabilità. La responsabilità è essere consapevoli.
Questa sera questi ragazzi ci hanno regalato un momento di riflessione, ci hanno consegnato attraverso quello che hanno raccontato il bisogno che noi ci assumiamo la responsabilità e la consapevolezza.
Pensando a quello che ci è stato consegnato da questi stupendi ragazzi, è la cultura che dà la sveglia alle coscienze;  è fondamentale conoscere perché la conoscenza è la via maestra del cambiamento. Conoscere per diventare persone più responsabili, conoscere per diventare cittadini, non a intermittenza a seconda dei momenti e delle emozioni, ma cittadini responsabili. Abbiamo bisogno di questo: la cultura, i percorsi della scuola, la dimensione dell’educare. Ma l’educare non può essere lasciato solo sulle spalle delle famiglie e della scuola: il nostro sogno è la città educativa; la città è un organismo vivente e per vivere ha bisogno del contributo di ciascuno. Tutte le realtà di una città non devono solo preoccuparsi dei ragazzi, devono occuparsene. Devono sentire che la dimensione culturale e quella educativa appartengono a tutti. La città educativa, un organismo dove tutte le componenti in maniera diversa devono concorrere insieme nella lotta alla povertà, alle diseguaglianze alle ingiustizie, alla camorra, alla corruzione. La lotta ha bisogno certamente del lavoro di magistrati e forze di polizia, ma ha bisogno soprattutto di quella che Giovanni Falcone chiamò la Civiltà. G. Falcone, disse testualmente che “la lotta alla mafia ha bisogno di legalità e di civiltà.”
Oggi ad aprire una strada è proprio la cultura, l’educazione, fare crescere il senso di consapevolezza, riuscire ad insegnare  che è possibile cambiare, voltare pagina, anche se non è semplice. La cultura, l’educazione, l’offrire delle opportunità concrete è essenziale. Certo il lavoro di istituzioni e magistrati è importante ma questa sera pensando a Mario Diana, alla fondazione in suo nome che offre borse di studio per favorire la cultura e l’educazione  ci rendiamo conto di quanto ciò sia importante. Il ricordo delle vittime ci stimola a ricercare una maggiore giustizia, a impegnarci di più, per diffondere i valori che anno affermati nella vita per essere fino in fondo cittadini responsabili, non cittadini a intermittenza. Dobbiamo guardare al nostro morire  perché a volte siamo noi che moriamo ogni giorno  di senso, di significato; c’è il rischio che noi moriamo e perdiamo il senso vero della vita ed anche il senso vero della morte se ci lasciamo scavalcare dal pessimismo e dalla superficialità. La morte, queste morti, ci invitano a guardarci dentro, a scuotere le nostre agonie, a farci reagire per cambiare ciò che non va bene e costruire un mondo migliore. Pensare a Mario e a tutti gli altri è un invito ad essere più veri, più impegnati, più attenti nella vita e più attenti verso tutti gli altri.”


Casagiove, 26 Aprile 2017                                                      Incontro con gli studenti Plesso Pascoli                        
                                                                                   Don Luigi Ciotti