Novella di Simona e Pasquino ( liberamente tratta dal Decameron di G. Boccaccio)




Presentatore: signore e signori, benvenuti! Siete qui per assistere al nostro spettacolo che metterà in scena la famosa novella “Simona e Pasquino”, scritta da messer Giovanni Boccaccio nel XIV secolo e narrata nella IV giornata del Decameron da una fanciulla di nome Emilia.
Emilia: Son qui per narrarvi la storia d’amore di due giovani, che , purtroppo, non ebbe buon fine. Viveva un dì a Firenze una giovane e bella fanciulla di nome Simona…
Si apre il sipario.
Entra Simona e si siede su una panchina sistemata in un angolo, con un gomitolo di lana che arrotola e un cesto.
Emilia: Ella era molto graziosa d’aspetto e di modi e per vivere filava la lana. Sebbene fosse nata da una famiglia povera, era, però, d’animo nobile e generoso. E, poiché Amore predilige gli animi nobili, non passò molto tempo che colpì con una delle sue infallibili frecce il giovane cuore della bella Simona, che cominciò a provare un profondo sentimento per Pasquino, un giovane serio e gran lavoratore, che la ricambiava con ardore.
Entra Pasquino, che si posiziona in piedi al fianco della panchina.
Pasquino: Buongiorno, mia dolce fanciulla. Oggi sei più bella che mai e i colori della splendida lana da te filata incorniciano il tuo volto illuminandolo ( le porge un fiore)
Simona: Oh, grazie Pasquino! Questo fiore è veramente delizioso! Mi piacerebbe tanto continuare a parlare con te, ma i tempi sono duri e bisogna lavorare e si vuol mangiare. Purtroppo dobbiamo rimandare il nostro incontro.
Pasquino ( si siede accanto a lei e le prende la mano): Hai ragione Simona, ti capisco, Anch’io mi sono svegliato all’alba e sono andato in bottega a lavorare. Però cerchiamo di trovare un po’ di empo per noi. Su, dimmi solo che mi ami ed io sarò felice!
Simona: Ma Pasquino, ti pare questo il momento, qui, davanti a tutti? No, no, non posso.
Pasquino: Che ne dici, allora, di incontrarci domenica dopo pranzo nel giadino vicino alla piazza?
Simona: Ma mio padre non mi lascerà venire, lo sai quanto è severo.
Pasquino:  Inventa una scusa, ho tanta voglia di vederti e stare un po’di tempo con te
Simona: Va bene, faremo così: gli dirò che ci sarà una messa solenne a cui non posso assolutamente mancare. Mi farò accompagnare dalla mia amica Lagina, tu porta un tuo amico. Ci incontreremo là.
Pasquino: Va bene, porterò lo Stramba. E’ un buon amico e formeremo due coppie. Non vedo l’ora che arrivi domenica.
Si chiude il sipario
Emilia: Avete capito cosa hanno intenzione di fare questi due ragazzi? Ah, l’amore, l’amore… il pensiero dominante delle giovani menti! Con la mente occupata da tali dolci emozioni il tempo passa in fretta, ed eccoci giunti, finalmente, alla domenica successiva.
Si apre il sipario, entrano Pasquino e lo Stramba
Pasquino: Tra poco arriverà la mia bella Simona con la sua amica Lagina
Stramba: La conosci? Dimmi com’è… com’è? E’ carina?
Pasquino: Ma che vuoi che ne sappia! Per me esiste solo Simona. E poi, mi raccomando, comportati bene, sii cavaliere e fammi fare bella figura.
Entrano Simona e Lagina e si avvicinano ai due giovani
Pasquino: eccovi, finalmente, vi stavamo aspettando. Perché non facciamo una bella passeggiata in questo splendido giardino?
Emilia: le due coppie iniziano a passeggiare insieme, poi si dividono, sedendosi su due opposte panchine.
Pasquino: Finalmente soli! Vieni, sediamoci qui su questa panchina. Come sei bella oggi!
Emilia: Pasquino vorrebbe darle un bacio, ma ogni volta che si avvicina ripensa alla frittata con le cipolle che aveva mangiato a pranzo… potrebbe avere l’alito leggermente pesante. Cerca di risolvere il problema, ma poiché a quei tempi non c’erano né dentifrici né spazzolini, né “chewing gum a prova di bacio”, si guarda intorno e vede qualcosa che fa al caso suo…
Pasquino: Oh, ecco una pianta di salvia, con le sue foglie il mio alito sarà profumatissimo! ( prende una foglia di salvia e si strofina le gengive, poi si sente male e cade a terra senza vita.)
Simona: Pasquino, che ti succede! Aiuto, aiuto!
Accorrono per primi Lagina e Stramba
- Sei stata tu, tu l’hai ucciso!- le urlano spaventati
Arrivano le guardie e Simona viene portata avanti al giudice.
Stramba: ho visto tutto, è stata lei, la strega, a uccidere il mio amico!
Guardia- l’abbiamo trovata vicino al corpo della vittima, è lei che ha commesso il delitto!
Giudice-  allora, Simona, voglio sapere per filo e per segno cosa è successo su quella panchina.
Simona: io, io… ero con Pasquino, lui ha strappato la foglia i salvia, così, poi l’ha strofinata sui denti, così,  e… ( cade a terra, morta)
Le guardie, stupite: com’è possibile? Sembra una magia, un sortilegio!
Giudice: vi ordino di togliere subito la pianta al vaso
Le guardie vuotano il vaso  ed ecco, dal vaso esce, gracchiando , un grosso rospo velenoso.
Giudice: ecco chi ha causato la morte dei due giovani innamorati infelici.
Emilia: Il giudice ordinò che fossero seppelliti insieme, perché in nome del loro amore, fossero uniti per l’eternità.
Narratore: Così finisce la novella di Simona e Pasquino, la settima della quarta giornata,, dedicata alle storie di amori tragici. Ricordate tutti, l’amore alberga nelle anime nobili; anche se poveri e popolani, Simona e Pasquino lo dimostrano.