Copioni teatrali

Indovina chi c’è in classe
1 scena : In classe. Suona la campanella, gli alunni entrano e si dispongono tutti intorno al nuovo arrivato, un ragazzo straniero che è seduto al primo banco. Entra il prof.
Prof (Manuel): buongiorno ragazzi. Che ci fate tutti in piedi? (si avvicina e lo vede) oh! Devi essere il nuovo arrivato. Come ti chiami? (nessuna risposta)
Vita : da dove vieni?
Fabiana: ma parli la nostra lingua?
Luigi: mi sa che è muto.
Luigi : ohooo (scuotendo le mani avanti) ci sei?
Prof (Manuel): ragazzi, non tempestatelo di domande! Probabilmente ha difficoltà a comprendere la nostra lingua.
(lui resta in silenzio e si tormenta le mani)
 Simone :non capisco perché sti stranieri vengono in Italia.
Luigi : perché non rimangono a casa loro?
Vita: ragazzi! Così vi mostrate intolleranti.
 Fabiana: intolleranti? Che cosa significa?
Margherita: cercalo sul dizionario( lo prende). Ma come, non ricordate che l’ha spiegato anche la professoressa di italiano quando abbiamo parlato del bullismo?
Alex::ah! Meno male che lei si ricorda tutto….( ironico)
Margherita : sennò a che servirebbe studiare, sciocchi!
Alex:: eh, scusa…..( la prende in giro)
Prof (manuel): adesso basta! Facciamo lezione.
Luigi :scusi prof.


Scena 2 (corridoio della scuola)
Igor è in un angolo e guarda lontano. È solo e triste. Un gruppo di compagni è a pochi passi.
Roberta B.: ragazzi , a me fa un po’ tenerezza.
Giovanni : a me per niente
 Enrico : chissà che cosa penserà di noi.
Roberta L : niente! Non ci degna neanche di uno sguardo.
Giovanni : ma lascialo perdere!
Roberta B : secondo me ha un carattere introverso.
Arriva il bidello con uno straccio per lavare i pavimenti.
Alessio :guaglù, spostatevi. Non vedete che sto pulendo?
Roberta l : eh, ce ne andiamo subito, via!
Alessio :  e tu che ci fai qua?
Enrico :non parla italiano, figuriamoci se capisce il napoletano!
Roberta  b :ci provo io! (si avvicina). Togliti. È bagnato e pericoloso. Potresti scivolare. ( nessuna risposta) …. Niente da fare (alza le spalle)…. Non ci si può fare niente.
Giovanni : si, ma anche lui però….
Roberta  L : vuole stare per conto suo, ok.
Suona la campanella.
Scena 3 cortile della scuola
Igor è in un angolo. Non distante un compagno di classe ( Fabio). Si avvicinano tre bulli.
Salvatore: hey, pulce, che fai? Mangi da solo? Non offri agli amici?
Benedetto :guarda che c’è quello nuovo….. Tanto quello l’italiano non lo capisce
Salv : hey, bello, dammi il panino, altrimenti…. (mostra il pugno)
Prendono il panino , se lo dividono e vanno via.
Fabio  e Igor si guardano. Igor abbassa la testa sentendosi in colpa per non essere intervenuto.
Scena 4 i ragazzi salgono le scale e vanno in classe. Entrano e trovano Igor seduto al suo posto.
Caterina : ehy, c’è anche lui. Possibile che non ci abbia detto ancora il suo nome?.
Si siedono. Cercano di fare conoscenza.
Simone. ( si avvicina gridando). Ciaooo sono io, Nicola. Tu chi sei? ( non risponde)
Sara : ascolta! È straniero, mica sordo. Non è una questione di tono.
Simone : allora ci rinuncio.
Erica  : dai ragazzi, dobbiamo fare qualcosa. Come possiamo integrarlo nel gruppo?
Delia : Integrarlo?
 Giovanna : si cercalo sul dizionario. In –te-gra-zio-ne.
Federico :aspetta, cado a prendere il vocabolario. (lo poggia sulla cattedra e lo sfoglia)…. Ascoltatemi tutti!  Integrazione: inserimento in un contesto sociale culturale e simile e…. udite udite….. fusione di diversi gruppi etnici e razziali.
Teresa : e ora cerca la parola di ieri…. Tolleranza.
Federico :Aspetta un attimo….  Eccoci! Capacità fisica o spirituale di sopportare e dimostrare comprensione per idee e atteggiamenti diversi dai propri. Capito, ragazzi?
Delia: si, ma noi siamo disposti a prenderlo nel gruppo?
Teresa : ma come si fa ad essere amico di uno che non parla e che non capisce?
Sara : la comunicazione verbale…. Non c’è solo quella! Ci sono anche altri modi per comunicare, ad esempio i gesti.
Delia : proviamoci.
Roberto: aspetta…. Ci voglio provare io. (si avvicina, gli prende le mani e lo guarda). Ascolta, tu hai le figurine dei calciatori? Noi facciamo la collezione.
Giovanna: ma cosa dici! Non vedi che sono cose troppo difficili!
Erica : Inizia con le cose semplici.
 Roberto : va bene. Dopo ricreazione tu mangiare, tu bere? ( con gesti)
Caterina: proprio non riusciamo a comunicare… ma troveremo il modo, ne sono sicura.
Scena 5 ( cortile della scuola, Igor e R19 . si avvicinano due bulli).
Fabio: ma che volete!? Il panino non ce l’ho.
Salvatore : e allora dacci i soldi per comprarlo.
Fabio:: non ce li ho vi ho detto! Lasciatemi in pace!
Lo circondano
Igor: basta! Lasciate stare mio amico!
Salvatore  : ma sentilo! Il muto sa anche parlare.
Benedetto : allora sai che facciamo? Svuotate gli zaini tutti e due!
Igor: io ora chiamare capo di scuola.
Salvatore : ma chi? Il capo di scuola? Il preside?
Benedetto : vai, vai! Prima che ti riesca a capire!
Inizia una baruffa. Arriva il professore.
Prof Manuel : cosa succede? Tutti da me, immediatamente! La violenza non è un mezzo per risolvere i problemi. I colpevoli saranno puniti.
Dopo diedi minuti….. escono i bulli a testa bassa, poi i due ragazzi diventati amici. Incontrano gli altri.
Fabio : oh, ragazzi, è stato Igor a salvarmi da quei due. Saranno puniti come meritano.
Luigi : beh, non sa parlare l’italiano ma si è fatto capire bene.
Erica : direi che adesso possiamo considerarlo uno di noi.
Roberta B.: il linguaggio dell’amicizia è davvero internazionale.
Alex : è proprio vero!
Tutti applaudono. Fine.
Sigla finale “ Aggiungi un posto a tavola”


The  adventures of Pinocchio
Scene I
Geppetto: I’m sad. I’ m alone. What can I do? I have a good idea!I’ll make a puppett with a piece of wood.
One nose, two ears two eyes. One mouth. Two legs, two hands and two feet.
Here it is! Its name is Pinocchio!
Pinocchio: Hallo daddy! Smiling
Geppetto: but… but… you can speak… it’s impossible
Pinocchio: Yes, i can. I love you daddy. I hug you!
P and G. : we are happy togheter ( dancing)
Geppetto: tomorrow you are going to school.
Pinocchio: but.. i don’t have my book ( crying)
Geppetto: Don’t warry.wait a moment… i have a good idea!
Geppetto goes out and after comes back home…
Geppetto: here is your book.
Pinocchio : thank you daddy… but…. Where is your jacket?
Geppetto: I don’t need a Jacket. I’m hot!
Pinocchio: Hot? But it’s winter… it’s cold! Thank you daddy, thank you!

Scene II: the way to school
Pinocchio walks to school. He see a lot of people … 
Mangiafuoco: me on ladies and gentlemans, come to see my beautiful show
Pinocchio: a beautiful show… oh yes. And school? No, i don’ go to school today
Arlecchino: look! There’s another puppet! Ehy friend, what’s your name?
Pinocchio: hello. My name is Pinocchio.
Arlecchino: Come with us
Pinocchio : thank you.
Mangiafuoco : who are you? I’ll burn you with fire….
Pinocchio: i’m Pinocchio .i want to come back home to my daddy ( crying)
Mangiafuoco: poor daddy .. he is waiting for you. Dear Pinocchio,  you are free. I give you this money. Go home. Goodbye.

Scene III : the Fairy ( canzone " Il gatto e la volpe" -E. Bennato)
Pinocchio: daddy, daddy, i’m coming back home 
Fairy: Hello Pinocchio, why are you crying? Are you a good puppet?
Pinocchio: oh yes, i’m very good
Fairy: do you tell lies?
Pinocchio: no, i never tell lies.
Fairy: did you go to school , this morning?
Pinocchio: oh yes, of course.
Fairy: look at your nose!
Pinocchio: my nose is big, big,  so big! My nose is long, long, so long!
Fairy : listen! If you don’t tell lies i will change  you in a real child. But you must go to school and listen to your daddy
Pinocchio : ok. I ‘m going to school now and after i’ m going home. Good bye good fairy.

Scene IV    New friends
Cat and Fox: hello. What’s your name?
Pinocchio : my name is Pinocchio. Who are you?
Cat: I’m Mr Cat
Fox: and i’m Mr Fox
Cat and Fox : don’t go to school. Come with us. We will bring you to the country of toys.
Pinocchio: the country of toys…hip hip… hurrà!
The Cricket: no, no, Pinocchio… don’t go with them. Please, listen to me. Remember what the fairy said… if you want to become a child you must go to school. You  are doing a mistake. Think!
Pinocchio: go out!
The Cricket: no, Pinocchio, please, it’s important to go to school. Every child should go to school.
Pinocchio: let’s go to the country of toys…

Scene V The country of toys
Pinocchio: it’s fantastic! There are a lot of toys: teddy, balloons, balls…
Man: do you like balloons? A red balloon, a jellow balloon, a blue balloon, a pink balloon, an orange balloon…
Pinocchio: i want the redo ne. Thank you. I’m happy. Goodbye.
Lucignolo: Hello. My name is Lucignolo. What’s your name?
Pinocchio: I’m Pinocchio. Do you want to play with me?
Lucignolo: yes, of course, let’s play togheter
Pinocchio: ehy, look! What is this?
Lucignolo: it’s a long tail. Oh my god! And… what are they?
Pinocchio: they are donkey’s ears. Oh no… what can we do now… ( crying)
The Cricket: don’t warry, Pinocchio. I will help you, but now we must look for Geppetto. A big whale eat him.
Pinocchio: daddy, daddy… I run to you… I will help you !

Scene VI the whale
Pinocchio : daddy, daddy
Geppetto: Pinocchio!
Pinocchio: don’t warry. We will go out from the belly  of the whale.
Whale: etcì
Peppetto: swim, Pinocchio, swim!
Pinocchio and Geppetto arrive on the shore
Pinocchio: we are alive…


Scene VII : A real child
Fairy: Now i’ll maintain  my promise. I’ll change you in a real child.
Pinocchio: daddy, daddy, i’m a child now.- i’m happy.
Geppetto: I’m happy too, Pinocchio. 
The cricket: Pinocchio has learnt the lesson. And You? Don’t be a puppet, Think before doing something wrong. When you are with friend, don’t make them decide for you. Think about the consequence of your action on your life and on the others. 
Fairy: Be kind, be gentle with your family, your friend, and the other people around you. And remember to do what is right to do. 

Canzone "Ogni favola è un gioco". E. Bennato

Versi ecologici

Presentazione : Nel corso dell’anno scolastico abbiamo avuto modo di leggere il Cantico delle creature, scritto da S. Francesco d’Assisi nel 1224 ed abbiamo analizzato il testo interpretandolo in chiave “ecologica”, scoprendo la grande attualità del suo messaggio nonostante siano passati tanti secoli. Tra le altre cose ci siamo chiesti se il progresso sia da considerare sempre positivo o se abbia anche risvolti negativi se l’uomo non lo utilizza in maniera responsabile e quali sono i nostri doveri per preservare l’ambiente naturale.


Introduzione musicale  con il flauto “Fratello Sole, sorella Luna”


1
Laudato si', mi' Signore,
cum tutte le Tue creature,
spezialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno
et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante
cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significazione.

2
Salvaguardia del creato: un dovere di tutti. Prendiamo spunto dalle parole di San Francesco e dalla sua esaltazione di tutte le creature per le nostre riflessioni: quel calore che rende possibile la presenza della vita sulla Terra oggi subisce gli influssi nefasti dell’azione dell’uomo.  Surriscaldamento globale, buco nell’ozono sono solo alcuni dei problemi che l’umanità dovrà necessariamente affrontare se vuole mantenere costanti quelle condizioni indispensabili per garantire la sopravvivenza della vita sul nostro pianeta.
3
Laudato si', mi' Signore,
per sora Luna e le stelle:
in celu l'ai formate
clarite e preziose e belle.
Laudato si', mi' Signore,
per frate Vento
e per aere e nubilo
e sereno e onne tempo,
per lo quale a le Tue creature
dai sustentamento.

4
“Due cose riempiono la mia vita di crescente meraviglia e stupore: il cielo stellato  sopra di me, la legge morale dentro di me”. Queste parole del filosofo tedesco Immanuel Kant  oggi risultano più che mai attuali. Di fronte alla meraviglia del creato, ad un cielo stellato ed alla bellezza della natura si rimane estasiati e non si può fare a meno di pensare allo scempio compiuto dall’uomo, che sta distruggendo a poco a poco il pianeta con il suo egoismo e la smania di ricchezza e potere. Ma c’è ancora una speranza: prendere coscienza del valore inestimabile dell’eredità che ci è stata tramandata e impegnarsi ogni giorno  a partire da piccoli gesti quotidiani.
5
Laudato si', mi' Signore,
per sor'Acqua,
la quale è multo utile et humile
e preziosa e casta.
Laudato si', mi' Signore,
per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governa,
e produce diversi frutti con coloriti fiori et herba.
































6



















7
·        H2O- un elemento semplice da trovare in natura, eppure ormai diventato più prezioso dell’oro e del petrolio, al punto da essere soprannominato “Oro Blu”. Il blu che gli astronauti vedono guardando la terra dallo spazio ricopre circa il 70% della superficie terrestre , ma in realtà di questo 70% solo il 3% è costituito da acqua dolce, mentre il resto è salato. Se consideriamo, inoltre che del 3%  una parte su trova nelle falde acquifere sotterranee ed un ’altra è costituita dai ghiacci perenni; aggiungiamo il problema dell’inquinamento e  ci rendiamo conto dell’ importanza di non sprecarla. Allora iniziamo a chiudere il rubinetto quando ci laviamo i denti, a preferire la doccia al bagno, a non usare troppi detersivi e ricordiamoci che ci sono posti nel mondo dove scarseggia al punto tale da causare guerre.
·        Concludiamo le nostre riflessioni con un pensiero a quella che nel Cantico viene definita  “sora nostra madre terra”, che produce i frutti indispensabili per la nostra alimentazione. Eppure oggi si assiste ad uno scenario diviso in due parti: da un lato, nei paesi ricchi, disturbi alimentari dovuti all’eccesso di cibo , il sovrappeso e l’obesità, con il dilagare dei cibi spazzatura e la vita sedentaria, dall’altro, invece, nei paesi poveri, l’inedia, cioè la scarsa alimentazione cronica e la sottoalimentazione. Una delle cause è la non equa distribuzione di risorse nel mondo e lo spreco eccessivo nei paesi ricchi. Pertanto bisogna riscoprire l’importanza di un corretto regime alimentare, evitare eccessi ed avere un corretto rapporto con il cibo. Riscopriamo le pietanze semplici e genuine, magari legate alla nostra tradizione mediterranea e limitiamo l’uso di sostanze chimiche in agricoltura come i pesticidi, che oltre a danneggiare l’ambiente vanno a finire nei nostri piatti, determinando danni per la nostra salute.

Conclusione musicale.

I sapori della legalità


Buongiorno e benvenuti al nostro consueto appuntamento con i sapori della legalità (applauso)
Il piatto che andremo a realizzare oggi  è un piatto tipico della tradizione campana :la pizza.
La preparazione è semplice, ma necessita di impegno e amore per la propria terra.
Versate in una ciotola un kg di farina di grano duro, frutto delle nostre terre fertili, quelle che gli antichi romani chiamavano “ Campania felix”, che oggi appaiono tutt’altro che felici, sfruttate ed inquinate per arricchire la criminalità organizzata
Aggiungere un pizzico di sale per assaporare il gusto delle cose belle e vere della vita….
Prendere il lievito per accrescere l’amore e il rispetto per la propria terra
Amalgamare con acqua quanto basta, acqua mocrobiologicamente pura, non proveniente da falde acquifere inquinate dalle discariche abusive
Avvolgere in un panno morbido e lasciar riposare per circa un ora al calore dell’impegno e della partecipazione attiva alla società.
Dopo circa un’ora l’impasto sarà lievitato e pronto per essere steso su una teglia, a mano naturalmente.
Cospargere col pomodoro delle nostre terre, possibilmente non quello raccolto sfruttando il lavoro nero.
Aggiungere il bianco della mozzarella campana dop non contaminata dalla diossina, qualche fogliolina di basilico qua e là…..e il tricolore è fatto.condire con un pizzico di sale ed un filo d’olio e infornare a forno caldo a 180 gradi .la vostra cena sarà un successone!
Ah dimenticavo…. La vostra pizza è stata realizzata con ingredienti genuini fornitici dalle cooperative nate nelle terre confiscate alla mafia e restituite finalmente alla comunità.
Vi auguriamo buon appetito e vi aspettiamo per la prossima puntata di…..
Insieme: i sapori della legalità!
Applauso. 


Ricordi di innocenza perduta

E’ passato più di un anno da quando sono entrato qua dentro. Il carcere mi ha levato la libertà e pure la gioventù. Ma forse io la giovinezza, quella bella età spensierata non l’ho conosciuta mai...
Pure da bambino dovevo essere “uomo”, dovevo essere come papà, non mostrare mai le mie debolezze, anzi dovevo fare il “capo”. E invece io ero un bambino sensibile, mi piaceva stare con gli altri, ma piaceva anche rimanere da solo a pensare, a leggere… Ricordo che un giorno mio padre venne a prendermi al campetto vicino casa, dove andavo con i miei amici. Io ero seduto sul muretto e  guardavo i piccioni che mangiavano le briciole che una bambina gli lanciava. Mi piaceva molto osservare la natura e stare all’aria aperta….
 I miei amici, intanto giocavano a pallone , tutti sudati  e gridavano per un fallo. All’arrivo di mio padre ebbi un brivido di paura: se mi avesse visto, seduto lì da solo mi avrebbe certamente rimproverato e, forse, picchiato, perchè il capo è sempre il capo! E’ il primo che fa mazzate! Non può rimanere seduto a guardare mentre gli altri se le danno di santa ragione!
 Mi alzo di scatto  e corro verso il campo. Inseguo la palla ma inciampo, mi rialzo, e corro,  corro corro, pensando che mio padre sarà fiero di me… Alla fine  vinciamo e io posso tirare un sospiro di sollievo.
Per questa volta era fatta!
Avevo, allora, un amico carissimo, si chiamava Gennarino, eravamo inseparabili. Lui era figlio di un commerciante.
I suoi avevano un negozio di  alimentari in centro e ogni tanto andavamo lì a mangiare qualche dolcetto.   Un giorno, però,  successe una cosa strana: incontrai Gennarino a scuola e lui non mi rivolse la parola, non rispose al mio saluto… mi evitava.  E sembrava sempre triste, aveva gli occhi sempre rossi e gonfi. Capii che doveva essere successo qualcosa, perciò decisi di chiederglielo. Ma appena mi avvicinai lui mi si gettò contro, mi spinse contro il muro e urlava “è colpa tua, è tutta colpa tua, se hanno distrutto il  negozio di mio padre con una bomba, e adesso non abbiamo più niente! Sei stato tu e la tua famiglia, traditore! Ma tanto tra qualche giorno non rivedrò più la tua faccia di merda perché ce ne andiamo da questo schifo!” Quella volta finalmente capii tutto, del lavoro di mio padre, di cui non sapevo quasi niente, delle visite di sconosciuti, spesso armati e dalla faccia poco raccomandabile, della nostra “ sporca” ricchezza… Negli occhi di Gennarino avevo visto la rabbia, il rancore, l’odio, ma la cosa che mi fece soffrire di più  fu il disprezzo di una persona così importante per me. Non lo rividi mai più, ma ogni tanto ripenso a quei momenti.
Intanto la mia vita continuava, e io crescevo, e pensavo se fosse stato giusto seguire le orme di mio padre, o continuare con gli studi. Sapevo che diventare un camorrista era sbagliato, ma i miei genitori mi ripetevano che l’onore e il rispetto erano tutto, così cominciai ad entrare nel mondo della malavita. E posso ricordare benissimo il mio primo motorino. Non me lo sono guadagnato con il sudore, a differenza dei miei compagni, gli stessi che mi guardavano come se fossi un tiranno, una persona da temere.
Poi cominciarono i primi lavori da uomini; infine l’ultima missione, quello del pezzo grosso. L’appuntamento era al capannone alle due di notte per un carico di droga. Lì, dopo una soffiata, la polizia arrestò me e i miei compagni e dopo un anno eccomi qui, a rimpiangere i bei tempi, quando giocavo con Gennarino, quando la mia libertà era integra, insieme a quella delle persone che a causa mia non l’avranno più, per sempre.