martedì 25 febbraio 2020

L'altro casalese

Parte 3: L'agguato

Immagina il sole, l’aria fresca di una bella giornata di maggio; la primavera brilla nell’aria con i suoi colori e la natura ravviva con la sua bellezza anche i luoghi più devastati dall’incuria, dal degrado, dalla bruttezza dell’illegalità. Purtroppo  di quel 16 maggio del 2008 non ricordiamo l’azzurro del cielo limpido e sereno né il verde rigoglioso delle piante; quel giorno si tinse di rosso.
Mimmo si alzò presto quella mattina, uscì di casa respirando l’aria frizzante e uscì dal solito cancello. Aveva ormai l’abitudine di non fare mai due volte la stessa strada, per cui ingranò la marcia e svoltò a destra imboccando la via Domiziana. Ma quella mattina il suo destino era segnato; la sua condanna era decisa  e non gli diedero neanche il tempo di fermarsi a gustare il suo ultimo caffè. Raggiunse la rotatoria che incrocia con via Vasari e pochi istanti dopo la sua vita cambiò di colpo. Il tempo di un uomo coraggioso si fermò, un uomo solo, armato della sua dignità.
Tutt’ intorno a lui, cosparsi per terra, proiettili e bossoli. Le esplosioni lo colpirono più volte, mentre era ancora seduto al posto del guidatore. Con grande sforzo scese dall’ auto, ma il killer lo raggiunse e gli sparò ancora, fino a lasciarlo senza vita sull’ asfalto. 13 colpi, di cui 4 alla testa e 3 al torace, da distanza ravvicinata. A nulla servì la pistola che aveva comprato e con cui aveva pensato di difendersi, non fece neppure in tempo ad estrarla.
Sopraggiunse, intanto, un automobilista, che, credendo di trovarsi di fronte ad un incidente stradale, si fermò a prestare soccorso e si trovò di fronte ad una scena infernale. Nessuno intanto era accorso, nelle vicinanze solo un vecchietto con la sua bicicletta. Nessuno aveva visto o sentito niente, nonostante ci fosse stata una sparatoria in pieno giorno. I due testimoni  interrogati dissero di essere giunti sul posto dopo l’omicidio ed uno dei due aggiunse che subito dopo era andato a prendere “un altro caffè” al bar all’ angolo. Na tazzulell e' cafè: un nuovo modo di reagire di fronte alla morte.
Neanche i clienti del bar avevano visto o sentito nulla, mentre i killer si dileguarono in tutta fretta  rintanandosi nel loro covo e stappando una bottiglia di champagne.
Davanti al luogo dove Mimmo fu ucciso, ora sorge un alberello di ulivo, simbolo della pace. Dopo tanti anni quella piantina è diventata un alto albero ma è cresciuto storto, diventando il simbolo dell’incuria, della distrazione, della noncuranza. Sarebbe bastato affiancargli un picchetto, un semplice legno, per raddrizzarlo, ma nessuno ci ha pensato. La stessa incuria che  fa crescere le erbacce intorno al monumento a lui dedicato, che si riempie di fiori solo a Maggio. Se cercate su Google maps il nome di questa piazza troverete: Monumento a Mimmo Noviello. Attrazione turistica. 
Memoria sbiadita, utile per le occasioni. Memoria dimenticata. Memoria esibita. Attrazione turistica, come purtroppo accade anche nei luoghi di memoria.

L'altro casalese Parte 2:

"Il dovere della denuncia"

Che faccia ha un camorrista, lo sai? Dimmi, tu lo sapresti riconoscere? Alto, basso, brutto e cattivo, con gli occhi truci e l’aspetto crudele. Un guappo con la coppola e la pistola, uno che a guardarlo incute paura.
Eppure quest’immagine classica solo in parte risponde alla fisionomia del moderno camorrista.  Ha un aspetto comune, una faccia normale, come quella del vicino di casa, sì, del tuo dirimpettaio che saluti ogni mattina e ti chiede gentilmente come stai. Non ci sono elementi tipici nell’ abbigliamento o dell’aspetto fisico che lo rendano riconoscibile tra la gente. Ma una cosa è rimasta invariata. La crudeltà che si cela dietro l’aspetto di persona comune, anzi, di persona perbene. Quella crudeltà di chi non  ha rispetto dei diritti e della dignità delle persone, e non si fa scrupoli a calpestarli pur di ottenere guadagni facili.
Come il pizzo.Sei un fornaio? Devi pagare.Hai un negozietto, un supermercato, un bar, un ristorante? O paghi o ti ritrovi da solo e senza più nulla.Stessa cosa per qualunque altra attività, comprese quelle illegali.
E se qualcuno sceglie la strada della denuncia? Sai cosa direbbero gli altri? Ma che cosa ha fatto? Non poteva farsi i fatti suoi?! Sempre padri di famiglia sono…  si sceglie la strada dell’omertà.
-       - Fratello, noi veniamo e ti facciamo un bel regalo. Lo Stato non è in grado di tutelarti dai furti, non ti garantisce protezione? Allora ci pensiamo noi che abbiamo  mezzi e uomini a disposizione.
-        -Siamo i benefattori, i protettori dei commercianti. Tu però devi dare ogni mese una somma di denaro. Che sarà mai in cambio di tanto servizio…
-        -E se non accetto?
-    -Cerca di capire, la vita è piena di pericoli, macchine che vanno a fuoco, minacce di morte, incidenti …
     Se decidi di denunciare diventi un problema, sei un pazzo., non sei buono, non hai capito    come funziona.
     Se fai il tuo dovere di cittadino e per questo hai paura, se ti senti in pericolo, ti devi armare.
    Temi che ti vengano a cercare, che possano colpire non solo te, ma anche i tuoi figli, gli affetti più cari.
    Allora ti compri una pistola per sentirti più tranquillo, ma è un’illusione.  Devi imparare ad usarla al poligono di tiro e sperare che il giorno in cui ti verranno a cercare non arrivi mai. Ma prima o poi arriverà quel giorno e ti chiederanno il conto. Ti senti come una piccola barca in balia delle onde, una barca senza motore, né remi né vele, in un mare pieno di pescecani pronti a divorarti. E tu non puoi fare altro che aspettare, assecondare l’onda e vincerla al momento giusto.

     Anche Mimmo lo sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e come Ettore alle porte Scee era pronto ad affrontare il nemico che lo avrebbe sconfitto. Dopo è diventato un eroe. 
     Strana questa società che trasforma in eroi chi assume comportamenti che altrove, non in terra di camorra, sarebbero considerati normali. Ma non per questo sono eroi minori.

mercoledì 19 febbraio 2020

Leggiamo insieme "L'altro casalese" 
di Paolo Miggiano



Introduzione:  "Casalese: un nome, un destino"




Spesso un’intera città ha pagato per un uomo malvagio- Esiodo
1. Sono strane le parole, hanno un peso enorme, ma spesso non ce ne accorgiamo. A scuola studiamo tutte le categorie: articolo, nome, pronome, verbo, aggettivo. Se ne pronunciano in media 240 al minuto. Una cifra impressionante. Parole  piene, parole vuote.  Le parole sono idee, concetti, descrivono, raccontano, comunicano. Forse ogni tanto bisognerebbe fermarsi e riflettere sul loro significato, riflettere sull’ etimologia, ridare un senso a ciò che si dice. Ogni singolo vocabolo che esce dalla nostra bocca dice molte più cose di quanto non si pensi. E può essere frainteso, distorto, male interpretato.
2. Io so Casalese, e tu?
3. Anch’io so Casalese. So nat ‘cca e chest è semp stat a casa mja. Siamo gente semplice, grandi lavoratori. I miei nonni faticavan ‘a terra, gente povera ma ricca e dignità, che hanno surat assaje pe mannà i figli a scola, per garantire loro una vita migliore rispetto a quella che avevano vissuto loro.
2.“Casalese”, con questo aggettivo si dovrebbe indicare chi è nato a Casal di Principe, invece sappiamo molto bene che questa parola in Italia, appena pronunciata,  rimanda subito agli esponenti del clan, a delle famiglie di criminali che hanno fatto la storia recente di una terra antica, bella e paziente, un tempo prospera e felice.
4. La mia terra è la terra dei Mazzoni, compresa tra il Volturno e i Regi Lagni. Sapete perché si chiama così? Per i fiori, soprattutto le rose, che vi crescevano rigogliosi, a mazzi, insieme ad erbe aromatiche profumatissime, che i Romani chiamavano “Campo stellato”. E’ la terra dove Annibale portò il suo esercito per sfamarsi e dove i sovrani borbonici allevavano cavalli pregiati. Che fine ha fatto questa terra bellissima? Oggi è conosciuta solo come terra di camorra.
5. Se sei nato o vivi dalle parti di Casal di Principe, Casapesenna, Santa Maria la Fossa, Castel Volturno, Grazzanise, Marcianise, Villa Literno…, con quei “casalesi” prima o poi la tua traiettoria di vita si incrocia. Quelli, come te, vivono lì. Frequentano la tua stessa scuola, la tua stessa parrocchia, la tua stessa piscina. Si fermano nelle stesse piazze, negli stessi bar dove ti fermi tu a chiacchierare con gli amici o a prendere un caffè. Magari abitano affianco alla tua casa, nella tua stessa via.
Casale, la città dei latitanti, dei blitz, dei muti alti e cancellate, dei bunker dove nascondersi come topi, dei morti ammazzati, delle strade insanguinate.
6. Eppure c’è gente che vive lì e con loro non vuole dividere niente. Ci sono, a Casal di Principe, gli altri Casalesi. E’ gente perbene, i casalesi veri;  sono le tante famiglie  che hanno visto morire i loro cari per mano criminale e che avevano tutto il diritto di scappare, ma sono rimasti a testimoniare il loro essere Casalesi, proprio come Mimmo Noviello, il protagonista di questa storia.

giovedì 6 febbraio 2020

Safer Internet Day 
11 Febbraio 2020




Monologo

Le parole/ hanno un peso./ Ma non lo ricordiamo. /Ed è questo il dramma che si nasconde dietro i messaggi di bullismo.//

Le parole/ hanno un peso./ Ne ribadisco la pericolosità. /Ed è necessario esserne consapevoli /quando le si scaglia contro l’animo di un adolescente/ troppo fragile/ per poter decidere/ e scegliere.//

Le parole/ hanno un peso./ Grasso, brutta, disadattato,/ nerd, terrone, raccomandato,/ pezzente, ritardato, cesso,/ fallito, anoressica, nullità, / handicappato, inferiore, inutile!//

Le parole /hanno un peso./ Nella vita/ e sugli schermi. //E per carità / smettiamola di difenderci dicendo che è solo un gioco,/ che si tratta/ semplicemente/ di uno scherzo.// Non confondiamo le acque.//

Le parole/ hanno un peso. /E certe ferite resistono nel tempo./ Voglio dire a tutti i bulli/ e quelli che usano parole di odio nascondendosi dietro uno schermo/ che le loro azioni sono vergognose/ e che dovrebbero riflettere/ prima di postare un commento/ o inviare un messaggio offensivo verso qualcuno. // Si tratta di un reato,/punibile per legge, /oltre che dal buon senso.//

Io intanto/aspetto tempi migliori,/ nei quali le parole,/ magari un giorno,/ avranno un peso.//