venerdì 29 novembre 2019

Mio fratello rincorre i dinosauri

Nell’ultimo mese noi alunni della classe II D abbiamo realizzato un laboratorio di lettura che ci ha permesso di approfondire la tematica della diversabilità attraverso il racconto autobiografico di un giovane scrittore, Giacomo Mazzariol, che nel suo libro “ Mio fratello rincorre i dinosauri” ha raccontato la sua esperienza di vita e di crescita ed il suo rapporto con il fratello minore Giovanni, un fratello speciale.
Sappiamo che un libro non si giudica dalla copertina, come una persona non si giudica dall’aspetto fisico, ma vogliamo introdurre la presentazione di questo libro proprio presentandovi la pagina iniziale, che in qualche modo ci parla  della storia narrata e ci fa riflettere.

 Vi chiediamo di osservare con attenzione come abbiamo fatto noi. Cosa vedete? In alto il nome dell’autore, un ragazzo  poco più grande di noi, che ha scritto questo libro quando era ancora un adolescente, a soli 17 anni e lo ha pubblicato nel 2016. Oggi è tradotto in molte lingue e da esso è stato tratto anche un film.

Ma andiamo più giù. Ritroviamo il titolo del romanzo. Mio fratello rincorre i dinosauri. A cosa ci fa pensare? Facciamo delle anticipazioni. Intanto che nel libro si racconta la storia di una famiglia, e che tra i personaggi coinvolti c’è proprio un fratello particolare, dato che  tra le sue azioni c’è quella di rincorrere animali ormai estinti, i dinosauri, e quindi vive la vita immerso nella fantasia.
 Il sottotitolo ci chiarisce un po’ le idee. Leggiamolo insieme: storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in più.

Adesso sappiamo; la storia narrata è una storia familiare, che si basa in particolare sul rapporto tra due fratelli, uno dei quali ha la caratteristica di essere nato con la trisomia 21, ha cioè un cromosoma in più.
Ora vi chiediamo di osservare l’immagine presente. C’è un bambino, si alza sulle punte ed allunga il braccio nel tentativo di afferrare una mela dal ramo di un albero. Questo disegno ci parla. Ci sta dicendo che ciascuno di noi, proprio come i due fratelli della storia, si dovrà impegnare con tutte le proprie forze per superare gli ostacoli della vita e raggiungere i propri obiettivi. Sfogliamo le prime pagine.

“ To see a world in a grain of sand and a heaven in a wild flower, hold infinity in the palm of your hand and eternity in an hour”
 “Vedere il mondo in un granello di sabbia e il cielo in un fiore selvatico, tenere l’infinito nel palmo di una mano e l’eternità in un’ora.”  Quali di queste quattro immagini ha suscitato in voi maggiori emozioni? Adesso vi dico la mia preferita:  Avere il mondo nel palmo della mano, perché  per me significa che sta a noi costruire il nostro futuro, tutto dipende dal nostro impegno. 

Insomma, una storia di crescita e di formazione, in cui ci siamo immedesimati.  Vi invitiamo, perciò a leggere questo libro e, perché no, a confrontarlo con il film se vi capita di vederlo. Intanto vi presentiamo il book trailer da noi realizzato.
Gli alunni della classe II D






giovedì 28 novembre 2019

Attività per la giornata della Diversabilità

3 Dicembre 2019

Alunni della classe II G

Noi  alunni  della classe II G in questa giornata dedicata alla valorizzazione delle diversità vogliamo dire grazie a tutte quelle persone che ogni giorno compiono una scelta coraggiosa, offrendoci un esempio di come affrontare le difficoltà e valorizzare la vita in ogni istante.
GRAZIE a chi si sforza di muoversi in città tra marciapiedi, scalini, rampe bloccate e semafori non sonori.
GRAZIE a chi trova occupato un parcheggio riservato.
GRAZIE a tutti quei giovani e meno giovani che, nonostante le difficoltà ci mostrano, con la loro gioia e il loro impegno che la loro disabilità è impressa  solo nelle nostre teste.

Il nostro fumetto digitale:


Made with Storyboard That

domenica 17 novembre 2019

I have a "Green"



In marcia verso il 20 Novembre: La scuola adotta i diritti dell'infanzia

Anche quest'anno la nostra scuola ha deciso di intraprendere una simbolica Marcia dei diritti, un cammino che coinvolge tutti gli alunni, con particolare riferimento agli studenti delle classi prime. 
Quest'anno ho proposto alla classe ID di approfondire un diritto espresso nella Dichiarazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nell' articolo 24: " Diritto alla salute e di vivere in un ambiente sano".


Giornalista: Buongiorno a tutti da Radio Casagiove network. Oggi vi parliamo dall’istituto Comprensivo Moro-Pascoli dove gli alunni si sono riuniti per una lezione speciale dal titolo “ I have a Green”. Come vi è venuta l’idea di dare questo titolo alla vostra attività?

1.      Abbiamo preso spunto da una celebre frase di Martin Luther King “ I have a dream" e fatto un gioco di parole per dare a tutti un messaggio di tipo “Ecologico”, il nostro sogno verde, di un mondo più vivibile e sano.

2.      Dopo aver letto la Convenzione sui diritti dell’infanzia ci siamo soffermati sull’articolo 24- Diritto di vivere in salute ed in un ambiente sano. Abbiamo pensato che non bisogna andare molto lontano per vedere calpestato questo diritto, perché nel mondo industrializzato e progredito l’ambiente è davvero a rischio.

3.      Per questo abbiamo deciso di partire da qui, dalle nostra città, dalle nostre abitudini, per capire che non abbiamo solo diritti ma anche doveri nei confronti di noi stessi e della natura, se vogliano preservare la vita.

Giornalista: questi ragazzi stanno rivolgendo il loro appello al mondo degli adulti per far capire loro che è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e dare un contributo per migliorare la vita, iniziando da piccoli gesti quotidiani, che diventano abitudini semplici e concrete ma importanti per salvaguardare l’ambiente.

 1. Il nostro primo appello è quello di proteggere le poche aree verdi che ancora rimangono nelle nostre città, testimoni dell’esistenza naturale, superstiti dell’invasione del cemento e dell’asfalto.

2.“Ci vuole un albero per salvare le città ormai assediate dall’inquinamento, dal cemento, dal calore, dagli insetti, dal rumore.
Un albero sembra una cosa da poco, una soluzione semplice, da fiaba, per gente un po’ ingenua e premoderna e che non ama la tecnologia e invece non esiste una tecnologia che sia complessa e perfetta come quella di un albero.
Sono esseri viventi che non hanno la possibilità di muoversi e dunque hanno sviluppato strategie estremamente sofisticate per sopravvivere. Vivono a lungo in modo pacifico, e possono aiutarci a stare meglio: la loro ombra rinfresca le nostre giornate estive; aumentano l’umidità dell’aria e dunque abbassano la temperatura; assorbono l’anidride carbonica e le polveri sottili, e molte altre cose ancora.
Dobbiamo imparare a rispettarli e ad amarli, pensare a loro come amici e compagni, cittadini del mondo, silenziosi e saggi guardiani delle nostre città.”
Francis Hallè  “Ci vuole un albero per salvare la città”


















Giornalista: Ecco a voi il secondo messaggio Green!

4. Plastica: colorata, divertente, trasformista, intelligente. La plastica la ritroviamo un po’ dappertutto nelle nostre case, dagli oggetti di uso quotidiano, come lo scolapasta, una sedia, la penna che usiamo ogni giorno. Ha preso il posto di altri materiali, spesso più pesanti e più costosi. Può assumere qualsiasi forma, è leggera, pratica, coloratissima. Pensate alla differenza con uno scolapasta di metallo! Inoltre puoi creare oggetti di arredo anche di design ed è molto economica.

5. Purtroppo questo materiale ha anche tanti lati negativi, primo tra tutti, il fatto di essere un derivato del petrolio, una sostanza purtroppo molto inquinante. La plastica può essere riciclata, se smaltita nel modo giusto, basta guardare le etichette Pe, Pet, PVC e gettarla pulita nel contenitore giusto. Questo spesso non avviene e si ritrovano rifiuti di plastica gettati agli angoli delle strade, con conseguenze disastrose per l’ambiente.







   











Visione video Microplastiche.

3. Per questo motivo vi invitiamo a ridurre l’uso della plastica  e riciclarla, a partire dalle buste per la spesa, che vi invitiamo a sostituire con delle shoppers di tela che ci siamo divertiti a decorare con disegni e slogan green.

Giornalista:  Sperando di essere stati convincenti vi salutiamo  da Radio Casagiove Network. Che la sfilata abbia inizio!


Sfilata ecologica.

Compiti da realizzare:
 1)
Prendendo spunto dalle word cloud visionate e utilizzando il programma Word Art visto in classe, realizza delle nuvolette di parole secondo le indicazioni:
  1.  Scelta delle parole chiave- significative per lanciare un messaggio ecologico;
  2. Dopo aver inserito le parole e scelto il carattere in base all'importanza che si vuole dare a ciascuna di esse, scegliere le forma;
  3. Verificare la scelta adeguata dei colori
  4. Salvare, scaricare e stampare
Hai usato la tecnologia per veicolare un messaggio "Green". Le vostre nuvolette saranno poi pubblicate sul blog degli studenti Giornale@scuola.

2)
  1. Scegliere uno slogan e un'immagine semplice per poter decorare le shopper di stoffa.
  2. portare l'occorrente per la realizzazione del lavoro
  3. ricordare di procedere accuratamente e senza fretta 
  4. partecipazione alla sfilata ecologica
Ecco a voi  degli esempi:




















Competenze valutate: Alfabetica funzionale, Imprenditoriale, Digitale, Matematica e in scienze, tecnologia e ingegneria,  Multilinguistica, Personale, sociale e capacità di  imparare ad imparare, Competenze in materia di cittadinanza, competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.


domenica 3 novembre 2019

G. Ungaretti- L'allegria; Il porto sepolto



La lirica “Risvegli” fu scritta da G. Ungaretti nel 1916, in uno dei momenti più significativi della sua vita, quando il poeta, partito volontario e inizialmente convinto interventista, prende parte alla Prima Guerra Mondiale, combattendo nelle trincee sul fronte del Carso. L’esperienza diretta della guerra, però, lo pone di fronte all’orrore del conflitto, all’atrocità ed alla violenza dei combattimenti che provocano uno stato di disumanizzazione dell’io e gli fa sentire il bisogno di recuperare l’essenza della vita attraverso la memoria e l’uso della scrittura. Il riferimento al luogo e al tempo precisi della composizione ( Mariano, 29 Giugno 1916) ci offre molte informazioni importanti: siamo nel periodo più difficile della guerra sul fronte italiano, la sperata guerra-lampo si è trasformata in una estenuante guerra di posizione combattuta nelle trincee a pochi passi dal fuoco nemico, con il continuo pericolo di perdere la vita da un momento all’altro.
Scritta in una delle fasi di riposo tra un attacco e l’altro, essa risponde al bisogno di prendere carta e penna e testimoniare attraverso la scrittura la propria esperienza riscoprendo il valore dell’esperienza umana che in quel momento sembrava irrimediabilmente perduto.
Lo stesso titolo della lirica allude ad un “risveglio” dal sonno in cui l’essere  umano è caduto in quella particolare condizione storica che ha causato la guerra, riscoprendo il valore della vita in tutte le sue forme attraverso il ricordo.
Il tema principale della lirica è, infatti, il valore della memoria, il ricordo di un passato rimasto nascosto in una parte profonda dell’animo del poeta, contemplata da lontano. Nella prima strofa si fa riferimento ad “altre vite” vissute in “un’epoca fonda” che lui osserva da “fuori” ed in questo tentativo di recuperare il passato ormai perso si allontana dal presente. Da questo continuo perdersi nella profondità di un mare di ricordi riemergono immagini familiari, cose consuete a lui care, che suscitano nel poeta una sensazione  di sorpresa ed un clima di  serenità e di dolcezza di leopardiana memoria, riuscendo a guardare il presente con occhi nuovi.
La stessa visione dello spazio circostante  diventa occasione di riflessione e ricordo: il poeta si sofferma a “rincorrere le nuvole”, che, con il loro sciogliersi e mutar forma continuamente, rappresentano l’eterno mutare della realtà, legge che regola l’esistenza stessa. La visione delle nuvole fa scaturire il ricordo delle persone a lui care, che hanno perso la vita, pur continuando a vivere nella sua mente. Anche nella lirica “San Martino del Carso” il poeta aveva espresso il valore della memoria dei compagni morti in battaglia con l’immagine del suo cuore pieno di croci, una per ogni persona che aveva conosciuto e che la guerra aveva strappato via  senza lasciare neanche un “brandello”.
La riflessione successiva nasce spontaneamente: l’esistenza di Dio. Un solo verso, una domanda diretta lasciata staccata dal resto della lirica per evidenziare il valore di ogni singola parola, la sua essenza più profonda. In un mondo in cui tutto è finito e limitato nello spazio e nel tempo, dove le nuvole si aggregano e si disfano nel vento e la vita degli uomini è fragile come le foglioline sui rami degli alberi in autunno ( come descritto nella lirica “Soldati”) il poeta si pone una domanda sull’esistenza di Dio, essere infinito ed assoluto. La sua risposta è positiva. Nella strofa successiva, infatti, l’uomo, “creatura atterrita” dalla follia della guerra e dalla sua atroce violenza, sbarra gli occhi guardando con meraviglia e stupore lo spettacolo della natura, del cielo, in cui luccicano gocciole di stelle che sembrano partecipare alle sofferenze umane, ridando un aspetto nuovo a quel paesaggio scarno e doloroso. La scelta impersonale del termine “creatura atterrita” al posto dell’”io” del resto del componimento si spiega considerando sia il significato del termine “creatura”, essere vivente creato da Dio e parte infinitesima dell’universo, sia il fatto che la sofferenza del poeta è universalmente condivisa. La visione dello spettacolo meraviglioso della natura ha un effetto benefico sull’animo del poeta, che si sente “riavere”, recupera energia vitale, positività, speranza in un futuro diverso dal presente che sta vivendo.
La tragedia del presente è ben espressa attraverso le scelte  metriche e stilistiche. La brevità della lirica, delle strofe e del verso ( a volte costituito da una sola parola), la presenza di spazi bianchi, la sapiente collocazione delle parole-chiave, l’uso di enjambements (v.10-11, 16-17, 19-20, 25-26) e la mancanza di punteggiatura, a parte il punto interrogativo al v. 18, contribuiscono nel creare la sensazione di un fluire continuo di pensieri, evidenziando il valore della parola in sé, senza il ricorso ad abbellimenti superflui.
"Notte stellata" - Van Gogh
Leggendo la poesia non si può fare a meno di ritrovare riferimenti ad opere di altri autori, come G. Leopardi e G. Pascoli. Il “bagno” di cose consuete della lirica suscita nel poeta una sensazione di dolcezza  come accade al giovane Leopardi ne “L’infinito” (“e il naufragar m’è dolce in questo mare”). Il contatto con la natura, in entrambi i casi, allevia le sofferenze e fa rinascere speranze, recuperando il valore dell’esistenza.
Anche l’immagine delle “gocciole di stelle” rimanda al “pianto di stelle” della lirica “X Agosto” di Pascoli e al pensiero di un cielo infinito che partecipa alle sofferenze degli esseri viventi, nel tentativo di alleviarne il dolore.

La lirica potrebbe essere considerata un vero e proprio messaggio di pace, che oggi assume un significato profondo come testimonianza del dramma della guerra e del dovere di preservare la memoria come impegno di ciascuno di noi.

L'angolo della riflessione: Riscopriamo le radici della nostra cultura


Viviamo in una società proiettata in avanti, in corsa sfrenata verso il futuro, eppure si avverte sempre più spesso la necessità di fermarsi a riflettere e riguardare indietro, chiedersi  se veramente  questa che abbiamo intrapreso sia la strada giusta da percorrere o se, invece, non sia necessario ridare valore originario a concetti e ideali del passato, che purtroppo sono spesso dimenticati.
Ricordiamo una frase di Leonardo Sciascia "Un paese senza memoria è un paese senza futuro". La memoria del nostro Paese è racchiusa nella cultura umanistica ereditata dalla storia antica, in particolare quella latina.
E' necessario iniziare a considerare il latino non solo come puro esercizio di traduzione, ma come condivisione di idee, pensieri e valori concreti anche a distanza di secoli.
Ad esempio, il termine "Res publica" usato per indicare lo Stato, la politica, intesa come una cosa che riguarda tutti, in cui è coinvolta l'intera comunità.
Oggi, invece, si tende a delegare, a dire.... a me cosa importa... facciano loro, cosa posso fare io?
Invece c'è bisogno di infondere negli animi di tutti i principi del bene comune, della comune partecipazione e del senso di responsabilità personale.
Legato alla politica mi viene in mente anche un altro termine della cultura latina, quello di "homo novus", il primo di una famiglia  ad intraprendere una carriera politica per le sue capacità e competenze personali e non perché appartenente ad un ceto privilegiato o per favoritismi.
 Analizziamo l'etimologia della parola "Competenze", derivante dal verbo "cum petere". Con esso si intende letteralmente il "muoversi insieme nella stessa direzione" Io lo interpreto anche come la capacità di sapersi muovere in un contesto, affrontare un compito, un problema e risolverlo grazie alle capacità acquisite.
L'unico modo per acquisire competenze nella vita è lo "studio".
Spesso pensiamo a questa parola senza considerare il suo significato profondo, intendendo solo la noiosa e arida applicazione sui libri di testo, l'attività imposta dall'esterno e finalizzata all'interrogazione ed al voto finale.
In realtà "Studium" in latino significa molto di più; il verbo Studere ed il sostantivo Studium latini indicano, sì, l'applicazione allo studio vero e proprio, ma il loro significato indica pure "desiderio, amore, passione" per il sapere e la conoscenza e indicano anche l'atteggiamento di interessarsi a qualcosa, dedicarsi a qualcosa.
Ciò significa che lo studio dovrebbe essere inteso non come obbligo esterno ma come un desiderio che nasce da noi stessi per arricchirci, migliorare e metterci al servizio della società.
Questo è il significato della cultura, le cui radici sono nel verbo "Colere", cioè coltivare, coltivare noi stessi, non lasciarsi inaridire dalla superficialità di ciò che ci circonda, in un mondo dove  l'apparire sembra prevalere sull'essere.
Un ruolo fondamentale spetta alla scuola e agli insegnanti, che hanno il compito di insegnare ed educare, un compito molto difficile, che non si limita a trasmettere conoscenze e nozioni, ma riguarda la formazione delle nuove generazioni. Compito degli insegnanti, infatti, è quello di "imprimere" un segno (in signum), far nascere l'interesse, motivare  all'impegno, comunicare entusiasmo e piacere  per lo studio ed aiutare gli alunni a produrre da sé le proprie idee portandole fuori dalla propria mente (educazione: da ex ducere-portare fuori), in modo tale da essere liberi e autonomi nel prendere decisioni nelle varie circostanze della vita. Tutti i regimi totalitari, in passato come nel presente, hanno avuto paura della cultura e hanno cercato di controllarla e frenarla. Invece è l'arma più potente per combattere le ingiustizie, la violenza, l'odio razziale, la superstizione. La cultura crea uomini liberi, non servi. Riscopriamo le radici della nostra cultura ed apriamoci alla conoscenza delle culture di altri popoli per poter garantire  la crescita intellettuale e spirituale dell'umanità.

Commemorazione 4 Novembre 2019


Oggi è una giornata molto importante per tutti noi cittadini italiani: si commemora una data simbolica, il giorno della vittoria e della fine della Prima Guerra Mondiale, ricordando tutti gli uomini che hanno donato la vita in nome degli ideali di "Patria" e "Libertà".
Il nostro messaggio è un messaggio di Legalità e Giustizia, e vogliamo ricordare le parole  pronunciate in un celebre discorso da uno dei padri della nostra Costituzione, Piero Calamandrei, il quale paragona la Carta Costituzionale  ad una macchina,  che senza carburante non si muove. Quel carburante siamo noi tutti, con il nostro impegno, il senso di responsabilità e la partecipazione attiva alla società.
Nella nostra Carta Costituzionale si sentono voci lontane...quelle degli eroi, dei grandi uomini citati nei libri di storia, e quelle di tutti coloro che si sono sacrificati affinché i valori di libertà e giustizia  fossero scritti  su questa Carta.  E' nostro dovere ricordare e non dimenticare.

Piero simboleggia uno dei tanti giovani che partirono per il fronte, a volte animati da un sincero entusiasmo al pensiero di combattere in nome della patria, spesso perché chiamati alle armi, combattenti per senso del dovere. La vita in trincea non era affatto facile; si era esposti alle intemperie, a caldo, freddo, pioggia, neve… al pericolo costante  di un imminente attacco del fuoco nemico, ai colpi delle mitragliatrici, dei gas tossici, delle bombe. Si vedevano tanti compagni morire  e chi sopravviveva  restava ferito nel corpo e nell’animo.
Avete mai sentito l'espressione "scemo di guerra?"- Ebbene, essa fu coniata proprio per indicare tutti i disturbi mentali che presentavano i soldati reduci dal conflitto: sguardo fisso, riso ingiustificato, tremori, e molti altri problemi provocati dal trauma causato dalla guerra.
 Molti sentivano il bisogno di aggrapparsi a qualcosa e allora  prendevano carta e penna e scrivevano lettere e poesie, come Giuseppe Ungaretti, che nel momento in cui avverte  la fragilità della vita umana dice di aver scritto “lettere piene d’amore” e di non essere mai stato “tanto attaccato alla vita”.