Settimana dell'insegnante 2018
Oggi più che mai si avverte il bisogno di rivalutare la figura dell'insegnante, un tempo considerata meritevole di stima e rispetto per il lavoro svolto nella società, oggi sempre più svilita, poco considerata, se non vituperata da molti.
E' nata con questo obiettivo la "Settimana italiana dell'insegnante", per parlare del "mestiere più bello e difficile del mondo, insieme a quello di genitore e di psicologo", come disse Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi.
Molti personaggi pubblici, giornalisti, attori, persone dello spettacolo, scrittori hanno aderito e sono diventati i testimonial di questa iniziativa: Alessandro D'Avenia, Paolo Crepet, Beppe Severgnini, Franco Di Mare, Carlo Verdone... per citarne solo alcuni. Hanno deciso di farsi fotografare con l'hastag #RingraziaUnDocente
Tutti possono farlo ed anch'io ho deciso di proporre a voi questa semplice attività, anzi, io stessa colgo l'occasione per ricordare l'insegnante che più ha segnato la mia vita e che ancora oggi è per me fonte di ispirazione. Devo tornare un po' indietro nel tempo, agli anni della scuola elementare, che ho frequentato proprio come voi qui a Casagiove, in Piazza degli Eroi. Sì, si tratta della mia maestra Maria Giovanna, che mi ha accompagnata nel primo ciclo scolastico. La cosa che ricordo di più di lei, oltre al viso dolce e sorridente ed ai capelli biondi, è l'entusiasmo, la passione che riusciva a trasmettere, il modo di rapportarsi ad ognuno , facendolo sentire unico e speciale.
Gli anni '80 sono stati anni di grande innovazione e sperimentazione didattica, iniziata con i decreti delegati degli anni '70 e culminata con l'introduzione dei programmi del 1985, che preannunciavano le odierne "competenze" e favorivano l'introduzione di una didattica laboratoriale più partecipativa. In questo contesto, la mia maestra, dopo anni di esperienza al Nord, portava in un contesto piccolo come quello casagiovese una ventata di freschezza, non subito compresa. Ricordo che anche mia madre all'inizio era un po' titubante per questo approccio didattico "strano", tentando anche di farmi entrare in una classe più tradizionale.
Sono felice che non sia riuscita nel suo intento!
Sono stati anni indimenticabili, ed oggi rivedo la sua figura con la consapevolezza di chi ha scelto la stessa professione, quella dell'insegnante, cogliendo tanti aspetti di somiglianza tra il suo modo di fare ed il mio.
Ricordo la grammatica studiata a partire dai testi e non attraverso lunghe e noiose coniugazioni da copiare sul quaderno, i lavori di gruppo, il laboratorio di giornale con l'esperienza della stampa a caratteri mobili, la creazione di fumetti e canzoni realizzate collettivamente, l'ideazione di testi teatrali a partire dalla conoscenza storico-artistica del luogo. Eppure non avevamo grandi mezzi, non si affittavano grandi teatri per le rappresentazioni di fine anno e non c'erano costumi costosi, non c'erano manifestazioni in grande stile ma tutto si svolgeva all'interno della classe, per la gioia dei ragazzi che si sentivano liberi di esprimersi.
Ricordo la canzone che avevamo composto per augurare a tutti una buona giornata scolastica, la recita ambientata a Casertavecchia con il Conte longobardo e la sua corte feudale, o quella avente come sfondo storico le invasioni barbariche degli Unni , con la canzone su Attila flagello di Dio.
Per non parlare della partecipazione ai giochi della gioventù, quando, non ci crederete mai, ero una piccola ape che svolazzava intorno ai fiori!
Trattavamo tutte gli argomenti che oggi fanno parte del nostro curricolo locale, dalla diversabilità alla legalità, passando per la lotta alla camorra e all'attualità dei conflitti dimenticati.
Mi ha insegnato tante cose, ma soprattutto mi ha insegnato che si impara in mille modi e soprattutto che la prima qualità di un insegnante è amare il proprio lavoro. La passione genera entusiasmo e l'entusiasmo si trasmette a chi ci sta intorno.
Grazie maestra!
Lancio la sfida... ora tocca a voi!
Tutti possono farlo ed anch'io ho deciso di proporre a voi questa semplice attività, anzi, io stessa colgo l'occasione per ricordare l'insegnante che più ha segnato la mia vita e che ancora oggi è per me fonte di ispirazione. Devo tornare un po' indietro nel tempo, agli anni della scuola elementare, che ho frequentato proprio come voi qui a Casagiove, in Piazza degli Eroi. Sì, si tratta della mia maestra Maria Giovanna, che mi ha accompagnata nel primo ciclo scolastico. La cosa che ricordo di più di lei, oltre al viso dolce e sorridente ed ai capelli biondi, è l'entusiasmo, la passione che riusciva a trasmettere, il modo di rapportarsi ad ognuno , facendolo sentire unico e speciale.
Gli anni '80 sono stati anni di grande innovazione e sperimentazione didattica, iniziata con i decreti delegati degli anni '70 e culminata con l'introduzione dei programmi del 1985, che preannunciavano le odierne "competenze" e favorivano l'introduzione di una didattica laboratoriale più partecipativa. In questo contesto, la mia maestra, dopo anni di esperienza al Nord, portava in un contesto piccolo come quello casagiovese una ventata di freschezza, non subito compresa. Ricordo che anche mia madre all'inizio era un po' titubante per questo approccio didattico "strano", tentando anche di farmi entrare in una classe più tradizionale.
Sono felice che non sia riuscita nel suo intento!
Sono stati anni indimenticabili, ed oggi rivedo la sua figura con la consapevolezza di chi ha scelto la stessa professione, quella dell'insegnante, cogliendo tanti aspetti di somiglianza tra il suo modo di fare ed il mio.
Ricordo la grammatica studiata a partire dai testi e non attraverso lunghe e noiose coniugazioni da copiare sul quaderno, i lavori di gruppo, il laboratorio di giornale con l'esperienza della stampa a caratteri mobili, la creazione di fumetti e canzoni realizzate collettivamente, l'ideazione di testi teatrali a partire dalla conoscenza storico-artistica del luogo. Eppure non avevamo grandi mezzi, non si affittavano grandi teatri per le rappresentazioni di fine anno e non c'erano costumi costosi, non c'erano manifestazioni in grande stile ma tutto si svolgeva all'interno della classe, per la gioia dei ragazzi che si sentivano liberi di esprimersi.
Ricordo la canzone che avevamo composto per augurare a tutti una buona giornata scolastica, la recita ambientata a Casertavecchia con il Conte longobardo e la sua corte feudale, o quella avente come sfondo storico le invasioni barbariche degli Unni , con la canzone su Attila flagello di Dio.
Per non parlare della partecipazione ai giochi della gioventù, quando, non ci crederete mai, ero una piccola ape che svolazzava intorno ai fiori!
Trattavamo tutte gli argomenti che oggi fanno parte del nostro curricolo locale, dalla diversabilità alla legalità, passando per la lotta alla camorra e all'attualità dei conflitti dimenticati.
Mi ha insegnato tante cose, ma soprattutto mi ha insegnato che si impara in mille modi e soprattutto che la prima qualità di un insegnante è amare il proprio lavoro. La passione genera entusiasmo e l'entusiasmo si trasmette a chi ci sta intorno.
Grazie maestra!
Lancio la sfida... ora tocca a voi!
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