venerdì 28 aprile 2017

Consapevolezza e responsabilità: fare della memoria il seme di una nuova speranza.





















“Vorrei invitare me e voi a prendere coscienza di fare della memoria il seme di una nuova speranza, un seme che porta frutto.  I nomi delle vittime innocenti non le scriviamo soltanto su una targhetta ma le scriviamo nella nostra coscienza. Pensando questa sera a Mario Diana e pensando a tutte le altre vittime io credo che dobbiamo dirci con forza, per evitare la retorica della memoria, che noi abbiamo la responsabilità di una memoria vera e quindi dobbiamo fare della memoria il seme di una nuova speranza. 

Devo dire che le ragazze e il ragazzo che hanno recitato poco fa sono stati meravigliosi perché hanno reso vivo il ricordo delle vittime innocenti della criminalità con le loro parole; certo avevano una traccia, ma vi siete accorti tutti  di come hanno saputo tradurre e consegnarci in modo vivo le persone che non ci sono più, come le hanno raccontate, come ci hanno coinvolti, la loro semplicità ma anche la loro forza.

Allora Mario Diana dobbiamo scriverlo nella nostra coscienza, il suo nome come quello degli altri sennò diventa retorica la memoria, diventano celebrazioni, diventano eventi, si intitolano strade e non ha più senso. Dobbiamo, invece, fare in modo che la memoria sia qualcosa di vivo. Deve esserci la consapevolezza entro ciascuno di noi che le ferite non si cancelleranno mai e tocca a noi fare in modo che due parole ci accompagnino nella vita: consapevolezza e responsabilità. Consapevolezza e responsabilità sono indivisibili. Tra loro non c’è la e di congiunzione ma c’è verbo. Essere consapevoli è un atto di responsabilità. La responsabilità è essere consapevoli.
Questa sera questi ragazzi ci hanno regalato un momento di riflessione, ci hanno consegnato attraverso quello che hanno raccontato il bisogno che noi ci assumiamo la responsabilità e la consapevolezza.
Pensando a quello che ci è stato consegnato da questi stupendi ragazzi, è la cultura che dà la sveglia alle coscienze;  è fondamentale conoscere perché la conoscenza è la via maestra del cambiamento. Conoscere per diventare persone più responsabili, conoscere per diventare cittadini, non a intermittenza a seconda dei momenti e delle emozioni, ma cittadini responsabili. Abbiamo bisogno di questo: la cultura, i percorsi della scuola, la dimensione dell’educare. Ma l’educare non può essere lasciato solo sulle spalle delle famiglie e della scuola: il nostro sogno è la città educativa; la città è un organismo vivente e per vivere ha bisogno del contributo di ciascuno. Tutte le realtà di una città non devono solo preoccuparsi dei ragazzi, devono occuparsene. Devono sentire che la dimensione culturale e quella educativa appartengono a tutti. La città educativa, un organismo dove tutte le componenti in maniera diversa devono concorrere insieme nella lotta alla povertà, alle diseguaglianze alle ingiustizie, alla camorra, alla corruzione. La lotta ha bisogno certamente del lavoro di magistrati e forze di polizia, ma ha bisogno soprattutto di quella che Giovanni Falcone chiamò la Civiltà. G. Falcone, disse testualmente che “la lotta alla mafia ha bisogno di legalità e di civiltà.”
Oggi ad aprire una strada è proprio la cultura, l’educazione, fare crescere il senso di consapevolezza, riuscire ad insegnare  che è possibile cambiare, voltare pagina, anche se non è semplice. La cultura, l’educazione, l’offrire delle opportunità concrete è essenziale. Certo il lavoro di istituzioni e magistrati è importante ma questa sera pensando a Mario Diana, alla fondazione in suo nome che offre borse di studio per favorire la cultura e l’educazione  ci rendiamo conto di quanto ciò sia importante. Il ricordo delle vittime ci stimola a ricercare una maggiore giustizia, a impegnarci di più, per diffondere i valori che anno affermati nella vita per essere fino in fondo cittadini responsabili, non cittadini a intermittenza. Dobbiamo guardare al nostro morire  perché a volte siamo noi che moriamo ogni giorno  di senso, di significato; c’è il rischio che noi moriamo e perdiamo il senso vero della vita ed anche il senso vero della morte se ci lasciamo scavalcare dal pessimismo e dalla superficialità. La morte, queste morti, ci invitano a guardarci dentro, a scuotere le nostre agonie, a farci reagire per cambiare ciò che non va bene e costruire un mondo migliore. Pensare a Mario e a tutti gli altri è un invito ad essere più veri, più impegnati, più attenti nella vita e più attenti verso tutti gli altri.”


Casagiove, 26 Aprile 2017                                                      Incontro con gli studenti Plesso Pascoli                        
                                                                                   Don Luigi Ciotti