martedì 5 dicembre 2017

Il passero solitario


"Il passero solitario" è una delle liriche più importanti e più note dei poeta Giacomo Leopardi; fa parte della raccolta "I Canti" ed è un idillio perché il poeta parte dalla descrizione di un ambiente esterno per poi proiettare su di esso le proprie idee, emozioni, sensazioni visive e uditive.

Il titolo ci ricorda una particolare specie ornitologica, facendo riferimento ad una specie di uccelli il cui nome scientifico è per l'appunto "Passero solitario".

L'opera è divisa in tre strofe ed ogni strofa corrisponde ad una sequenza precisa.

La prima sequenza può essere intitolata "Il passero" perché la figura dell'uccellino e le sue abitudini vengono messe in primo piano.

Il poeta, affacciato al balcone del palazzo paterno, è attratto da un particolare: vede sulla cima della torre del campanile un passero che canta da mattina a sera ed il suo canto si diffonde dappertutto, si sente in tutta la valle circostante. il poeta ci fornisce un'informazione di tipo temporale, ci dice che è primavera, c'è la luce del sole che fa risplendere i prati e fa nascere un sentimento di gioia e piacere. poi aggiunge un'informazione di tipo uditivo, facendoci percepire i versi degli animali, il belato delle greggi ed il muggire degli armenti.

Lo sguardo del poeta successivamente ritorna sulla piazza ed eli vede gli uccelli che fanno mille giri nel cielo e festeggiano il ritorno della primavera, la stagione più bella dell'anno, simbolo anche della giovinezza, la stagione migliore della vita.

Subito egli nota le diverse abitudini del passero solitario e degli altri uccelli:il passero è solo, non si unisce a loro; canta ed in solitudine trascorre il momento più bello dell'anno e della sua vita.

Titolo della seconda strofa-sequenza potrebbe essere "Similitudine", perché il poeta paragona il modo di fare del passero con il suo stile di vita; infatti dice che si tiene lontano dai suoi coetanei, da tutte quelle cose che accompagnano la giovinezza, dalla felicità, e fugge da loro, quasi isolandosi come un eremita: in questo modo trascorre la primavera della sua vita.

Il poeta in seguito aggiunge che si sente diverso dalle persone che vivono a Recanati, ampliando la sua condizione di isolamento.

E' la festa di San Vito a Recanati, tutti si preparano a festeggiare il santo protettore della città, si sente il suono delle campane, il rimbombo dei colpi sparati a salve, i ragazzi del paese sono vestiti a festa, escono dalle loro case, passeggiano, incontrano gli altri con tutta la felicità che hanno nel cuore. Il poeta non partecipa a questa allegria, evita ogni divertimento e si allontana nella remota campagna, guarda il tramonto ed inizia a riflettere, pensa al tempo che sta passando e a se stesso che sta perdendo tutta la sua giovinezza.

Nella terza strofa l'elemento dominante è la "contrapposizione"( titolo 3 sequenza) tra l'esistenza del passero e quella del poeta: la vita solitaria del passero è dovuta ad una caratteristica della sua specie, è la sua stessa natura che lo spinge a quel determinato comportamento, mentre il poeta sta compiendo una scelta che va contro la sua natura di essere umano, animale sociale. Nell'ultima parte, infatti mette in evidenza il fatto che mentre il passero quando morirà non avrà pentimenti per aver vissuto in quel modo, lui, guardando indietro potrà anche pentirsi amaramente delle scelte che ha fatto.