martedì 3 novembre 2020

 Ugo Foscolo "Dei Sepolcri"


Una delle opere più conosciute di Ugo Foscolo è costituita dal Carme "Dei Sepolcri", una lirica ampia e articolata, composta a tanti versi, un susseguirsi di immagini, notizie e scene diverse. Il poeta scrive quest'opera dopo un evento realmente accaduto: era sceso Napoleone in Italia, con l'esercito francese aveva portato nuove idee e nuove leggi, tra cui l'Editto di Saint Cloud, che stabiliva il divieto di seppellire i defunti all'interno delle chiese ma di costruire cimiteri nelle zone periferiche delle città. Questo provvedimento era dovuto a motivi igienico- sanitari, per evitare la diffusione di malattie ed epidemie dovute alla proliferazione di germi e batteri dalla decomposizione.

Questo provvedimento fece nascere molte discussioni tra chi esprimeva parere favorevole e chi sosteneva idee contrarie, considerandolo contro la morale e la religione. Anche Foscolo affronta il problema una sera, intavolando una discussione con l'amico Ippolito Pindemonte; quest'ultimo aveva espresso parere favorevole nel suo poemetto intitolato "I cimiteri" e chiede a Foscolo di esprimere la sua opinione, ma lui esita e decide di scrivere la sua risposta componendo il Carme "Dei Sepolcri".

In quest'opera il poeta dice che le tombe hanno valore importantissimo e che è sbagliato toglierle dalle chiese per l'alto valore morale, civile. Per Foscolo la tomba costituisce una delle più grandi illusioni, che permette di oltrepassare i limiti temporali della materia e di continuare il rapporto con i cari estinti. Inizia dicendo che le tombe sono importanti per tutti gli uomini perché il ricordo dei cari continua a vivere attraverso quella che Foscolo chiama "celeste corrispondenza di amorosi sensi", il legame d'amore che ci lega.
Se questo è vero per tutti gli uomini, il valore della tomba è ancora più evidente per i grandi uomini. Nella sua opera il poeta parla della  visita nella chiesa di Santa Croce a Firenze, dove ebbe la possibilità di vedere le tombe di grandi uomini  come Dante, Machiavelli e Michelangelo, uomini che con la loro opera hanno lasciato un segno indelebile sulla terra. Il poeta afferma che dopo questa visita sentì nascere dentro di lui il desiderio di imitarli compiendo egregie imprese.
Fa l'esempio di Giuseppe Parini, il poeta lombardo che fu sepolto in una fossa comune senza una targa in memoria della sua grandezza.
Conclude il carme con la bella immagine  di Cassandra, figlia di Priamo, che dopo la guerra di Troia e la sconfitta porta i giovinetti superstiti a visitare le tombe degli avi, recuperando attraverso la memoria la loro eredità di valori.


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