UGO FOSCOLO: UN EROE ROMANTICO
A Zacinto
Testo | Parafrasi |
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Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. |
Io non toccherò mai più le tue rive sacre
dove trascorsi la mia infanzia, o mia Zacinto, che ti specchi nelle onde del mare greco da cui nacque la vergine Venere, e [ella] rese feconde quelle isole con il suo primo sorriso, così che non si esentò dal descrivere le tue limpide nuvole e la tua vegetazione la poesia illustre di Omero, che cantò le navigazioni volute dal Fato e l' esilio diverso ( dal mio) per cui Ulisse, reso bello dalla fama e dalla sventura, baciò la sua petrosa isola di Itaca, . O mia terra materna, tu non avrai altro che il canto del tuo figlio; a me il fato impose una tomba sulla quale nessuno giungerà a versare le sue lacrime. |
Il sonetto “A Zacinto” è stato
scritto da Ugo Foscolo e dedicato alla sua patria, l’isola greca di Zante, dove
il poeta visse la sua fanciullezza e per la quale proverà sempre una struggente
nostalgia.
Il poeta è lontano, in esilio, non può tornare a rivedere la
sua terra natale, ma ne avverte la mancanza e la rivive attraverso il ricordo.
La ricorda in tutta la sua bellezza, descrivendo Le caratteristiche naturali,
il clima e la vegetazione ed esprimendo la nostalgia, la tristezza che prova al
pensiero della sua condizione di esule.
Questa lirica appartiene al genere del sonetto, perché prende
come modello in sonetto tradizionale petrarchesco, pur apportando delle
modifiche originali .
Francesco Petrarca aveva organizzato la composizione del sonetto
strutturandolo in quattro strofe, di cui due quartine e due terzine di versi
endecasillabi.
Ugo Foscolo, da “difensore dei classici” come si soleva
definire, prende spunto dalla tradizione
precedente ma ora i tempi sono cambiati, il modo di rapportarsi alla
realtà non è più quello dell’uomo medievale e il conflitto interiore dell’uomo
moderno si riflette anche sulla organizzazione strutturale, in cui vengono
introdotte delle innovazioni. Ad esempio, alla semplicità e linearità del
sonetto petrarchesco, che faceva terminare ogni strofa con un punto fermo, si
sostituisce una struttura molto più articolata, che unisce più strofe in un
unico periodo molto complesso.
Nella prima strofa il poeta si rivolge direttamente
a Zacinto ( infatti al verso 3 troviamo
tra due virgole l’invocazione “ Zacinto mia”). Egli si riferisce alla sua amata
patria riferendosi ad essa con l’aggettivo “mia”, per indicare il legame
profondo che lo lega alla sua terra. dice che non potrà mai più tornare a toccare le sue sacre rive dove è stato da
bambino, dove ha vissuto l’infanzia. Le sponde sono sacre per due motivi:
perché stiamo parlando della patria e perché nelle acque dell’isola è nata la
dea Venere.
Nella seconda strofa il poeta continua con
l’esaltazione della bellezza della sua isola, che è resa principalmente bella
dal clima, dall’atmosfera, dalla vegetazione lussureggiante, dal cielo limpido
privo di nuvole e dal soffio vitale della dea Venere, che dopo la sua nascita
dalla spuma del mare ha reso fertile, splendida questa terra.
Anche Omero nelle sue opere ha parlato di Zacinto, non
riuscendo a tacere riguardo la sua bellezza, lui che aveva parlato di un grande
eroe greco: Ulisse.
Nella prima terzina l’argomento cambia: non si parla
più di Zacinto ma del viaggio di Ulisse attraverso il Mar mediterraneo, fino al
suo ritorno a casa, alla “petrosa Itaca”. Questa terzina è molto importante
perché vengono messi a confronto due destini, quello di Ulisse e quello del
poeta. Infatti Ulisse, dopo aver viaggiato a lungo, riesce a tornare nella sua
patria, a riabbracciare i suoi cari, il poeta, invece, non potrà più farvi
ritorno.
L’ultima
strofa è una ripresa
di quella iniziale, in quanto il poeta si rivolge nuovamente a Zacinto ,
chiamandola “o materna mia terra” e dice che essa non avrà nient’altro che
l’eco delle sue opere mentre il suo corpo non vi farà più ritorno perché il suo
fato ha stabilito per lui che morirà lontano dai suoi cari, in una terra
straniera, ed una “ illacrimata sepoltura”.
In questo sonetto troviamo espressa la visione del mondo di
Foscolo, ritroviamo tutte le sue illusioni, prima tra tutte l’amore per la
patria, cui si collega il sentimento di nostalgia per la lontananza. altra
illusione foscoliana la bellezza, cantata sia nei versi in cui si esalta lo splendore
dell’isola, sia attraverso la figura di Venere, dea della bellezza e
dell’amore.
Altro tipico aspetto romantico è l’esaltazione della figura
dell’eroe, personificato da Ulisse, e della poesia eternatrice, che consente
di oltrepassare le barriere del tempo, la grande poesia che rende eterni.
Ultima illusione è la tomba, la sepoltura vicino ai propri cari, perché
attraverso il ricordo il defunto continua a vivere.
Nel sonetto possiamo notare la presenza di alcuni aspetti
neoclassici e di altri romantici:
Neoclassicismo
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Romanticismo
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Riferimento alla
cultura greca
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Espressione dei
sentimenti( dolore, tormenti dell’animo del poeta, nostalgia…)
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Riferimento alla
mitologia ( Venere)
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Pensiero della
morte
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Riferimento a
Omero
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Attaccamento ai
cari
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Figura di Ulisse
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Presenza del Fato
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Scelta del sonetto
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Ipotassi, frasi
complesse, enjambements…
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Versi
endecasillabi
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Linguaggio colto,
raffinato, musicale
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