domenica 3 novembre 2019

L'angolo della riflessione: Riscopriamo le radici della nostra cultura


Viviamo in una società proiettata in avanti, in corsa sfrenata verso il futuro, eppure si avverte sempre più spesso la necessità di fermarsi a riflettere e riguardare indietro, chiedersi  se veramente  questa che abbiamo intrapreso sia la strada giusta da percorrere o se, invece, non sia necessario ridare valore originario a concetti e ideali del passato, che purtroppo sono spesso dimenticati.
Ricordiamo una frase di Leonardo Sciascia "Un paese senza memoria è un paese senza futuro". La memoria del nostro Paese è racchiusa nella cultura umanistica ereditata dalla storia antica, in particolare quella latina.
E' necessario iniziare a considerare il latino non solo come puro esercizio di traduzione, ma come condivisione di idee, pensieri e valori concreti anche a distanza di secoli.
Ad esempio, il termine "Res publica" usato per indicare lo Stato, la politica, intesa come una cosa che riguarda tutti, in cui è coinvolta l'intera comunità.
Oggi, invece, si tende a delegare, a dire.... a me cosa importa... facciano loro, cosa posso fare io?
Invece c'è bisogno di infondere negli animi di tutti i principi del bene comune, della comune partecipazione e del senso di responsabilità personale.
Legato alla politica mi viene in mente anche un altro termine della cultura latina, quello di "homo novus", il primo di una famiglia  ad intraprendere una carriera politica per le sue capacità e competenze personali e non perché appartenente ad un ceto privilegiato o per favoritismi.
 Analizziamo l'etimologia della parola "Competenze", derivante dal verbo "cum petere". Con esso si intende letteralmente il "muoversi insieme nella stessa direzione" Io lo interpreto anche come la capacità di sapersi muovere in un contesto, affrontare un compito, un problema e risolverlo grazie alle capacità acquisite.
L'unico modo per acquisire competenze nella vita è lo "studio".
Spesso pensiamo a questa parola senza considerare il suo significato profondo, intendendo solo la noiosa e arida applicazione sui libri di testo, l'attività imposta dall'esterno e finalizzata all'interrogazione ed al voto finale.
In realtà "Studium" in latino significa molto di più; il verbo Studere ed il sostantivo Studium latini indicano, sì, l'applicazione allo studio vero e proprio, ma il loro significato indica pure "desiderio, amore, passione" per il sapere e la conoscenza e indicano anche l'atteggiamento di interessarsi a qualcosa, dedicarsi a qualcosa.
Ciò significa che lo studio dovrebbe essere inteso non come obbligo esterno ma come un desiderio che nasce da noi stessi per arricchirci, migliorare e metterci al servizio della società.
Questo è il significato della cultura, le cui radici sono nel verbo "Colere", cioè coltivare, coltivare noi stessi, non lasciarsi inaridire dalla superficialità di ciò che ci circonda, in un mondo dove  l'apparire sembra prevalere sull'essere.
Un ruolo fondamentale spetta alla scuola e agli insegnanti, che hanno il compito di insegnare ed educare, un compito molto difficile, che non si limita a trasmettere conoscenze e nozioni, ma riguarda la formazione delle nuove generazioni. Compito degli insegnanti, infatti, è quello di "imprimere" un segno (in signum), far nascere l'interesse, motivare  all'impegno, comunicare entusiasmo e piacere  per lo studio ed aiutare gli alunni a produrre da sé le proprie idee portandole fuori dalla propria mente (educazione: da ex ducere-portare fuori), in modo tale da essere liberi e autonomi nel prendere decisioni nelle varie circostanze della vita. Tutti i regimi totalitari, in passato come nel presente, hanno avuto paura della cultura e hanno cercato di controllarla e frenarla. Invece è l'arma più potente per combattere le ingiustizie, la violenza, l'odio razziale, la superstizione. La cultura crea uomini liberi, non servi. Riscopriamo le radici della nostra cultura ed apriamoci alla conoscenza delle culture di altri popoli per poter garantire  la crescita intellettuale e spirituale dell'umanità.

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