Questo blog nasce dal desiderio di sperimentare un nuovo modo di fare didattica utilizzando consapevolmente le risorse offerte dalle nuove tecnologie per progettare attività didattiche motivanti e coinvolgenti per gli alunni. La nostra scelta corrisponde alle esigenze di una società complessa e soprattutto agli stili di apprendimento dei nostri alunni, "nativi digitali" e "generazioni connesse".
giovedì 26 novembre 2020
Climi e biomi: Area equatoriale ed intertropicale
Foresta equatoriale e savana
martedì 24 novembre 2020
#Orangetheworld
25 Novembre-10 Dicembre 2020
sabato 21 novembre 2020
A Silvia- Commento
L'interlocutrice silenziosa, il Tu a cui si rivolge il poeta è Silvia, una figura femminile divenuta simbolo del tempo che passa e della perdita di tutte le illusioni di felicità. Quest'opera non è una poesia d'amore, ma il poeta ha tratto ispirazione dalla rimembranza della prima adolescenza, quando erano ancora vive e fortemente sentite le illusioni di felicità, poi distrutte dalla ragione nell'età adulta.
Non si sa se Silvia sia realmente esistita e vissuta negli stessi anni del Leopardi o se sia totalmente frutto della fantasia del poeta, ma comunque il Leopardi l'ha trasfigurata, facendone l'immagine ed il simbolo della giovinezza.
Molti studiosi si sono chiesti chi sia Silvia, identificandola alcuni con Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta ancora giovanissima di tisi, altri con Maria Belardinelli, figlia di un cappellaio. Questo nome è stato scelto dal Leopardi per la sua musicalità ed in riferimento alla ninfa amata dal pastore Aminta nella celebre opera di Torquato Tasso.
Questa lirica è una canzone libera, in cui compaiono strofe di diversa lunghezza ed un alternarsi di endecasillabi e settenari in maniera libera. Il poeta riprende il genere della canzone ma rinnovandolo rispetto al modello petrarchesco.
Fu scritta nel periodo in cui il poeta era radicato nella convinzione dell'immutabilità del tragico destino umano ( pessimismo cosmico).
A questo punto intervengono i ricordi, il canto di Silvia che risuonava tutt'intorno giungeva fino all'orecchio di Giacomo. La ragazza viene descritta, infatti, intenta ad intonare un canto mentre si dedicava alle "opre femminili", immaginando nel contempo un futuro bellissimo, pieno di sogni da realizzare.
Nella strofa successiva ritroviamo le abitudini del poeta, che trascorreva le sue giornate immerso negli studi, definiti nello stesso tempo amati e faticosi ( " Studi leggiadri" e "Sudate carte" ) e si affacciava la balcone della casa paterna per ascoltare meglio il suono della voce della fanciulla e sentire il rumore della sua mano che percorreva il telaio.
Poi uno sguardo tutt'intorno, partendo dalle cose vicine( il cielo e gli orti circostanti) fino ad arrivare alle cose più lontane, ammirando da una parte il mare Adriatico, dall'altra gli Appennini.
A questo punto il poeta riprende il dialogo con Silvia, dicendo che non riesce ad esprimere a parole quello che provava dentro di sé ( che speranze, che cori, o Silvia mia!)e come immaginava allora la vita, il futuro felice e pieno di speranze. Subito dopo ritorna alla realtà e dice che nel presente al ricordo di tutte quelle speranze sente dentro di sé tanta sofferenza e dolore.
Dal verso 40 abbiamo il racconto del destino di Silvia: ancor prima che arrivasse l'inverno ( l'età adulta) muore giovane a causa di una malattia incurabile, prima di aver vissuto la sua vita, i sentimenti più belli, tra cui l'amore.
Nell'ultima strofa il poeta ritorna a parlare di sé e dice che, ormai passata la giovinezza, come simboleggia la morte di Silvia, ha perso la speranza di essere felice.
Il poeta conclude con tanti interrogativi: Questo è il mondo? questa la realtà? Queste le belle illusioni? E si rende conto che il destino dell'uomo è fatto solo di infelicità.
mercoledì 11 novembre 2020
domenica 8 novembre 2020
Giacomo Leopardi
Mappa concettuale
Le fasi del pensiero leopardiano
martedì 3 novembre 2020
Ugo Foscolo "Dei Sepolcri"
Una delle opere più conosciute di Ugo Foscolo è costituita dal Carme "Dei Sepolcri", una lirica ampia e articolata, composta a tanti versi, un susseguirsi di immagini, notizie e scene diverse. Il poeta scrive quest'opera dopo un evento realmente accaduto: era sceso Napoleone in Italia, con l'esercito francese aveva portato nuove idee e nuove leggi, tra cui l'Editto di Saint Cloud, che stabiliva il divieto di seppellire i defunti all'interno delle chiese ma di costruire cimiteri nelle zone periferiche delle città. Questo provvedimento era dovuto a motivi igienico- sanitari, per evitare la diffusione di malattie ed epidemie dovute alla proliferazione di germi e batteri dalla decomposizione.
Questo provvedimento fece nascere molte discussioni tra chi esprimeva parere favorevole e chi sosteneva idee contrarie, considerandolo contro la morale e la religione. Anche Foscolo affronta il problema una sera, intavolando una discussione con l'amico Ippolito Pindemonte; quest'ultimo aveva espresso parere favorevole nel suo poemetto intitolato "I cimiteri" e chiede a Foscolo di esprimere la sua opinione, ma lui esita e decide di scrivere la sua risposta componendo il Carme "Dei Sepolcri".