lunedì 2 ottobre 2017

UGO FOSCOLO: UN EROE ROMANTICO






A Zacinto

TestoParafrasi
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Io non toccherò mai più le tue rive sacre
dove trascorsi la mia infanzia,
o mia Zacinto, che ti specchi nelle onde
del mare greco da cui nacque la vergine

Venere, e [ella] rese feconde quelle isole
con il suo primo sorriso, così che non si esentò
dal descrivere le tue limpide nuvole e la tua vegetazione
la poesia illustre di Omero, che

cantò le navigazioni volute dal Fato e l' esilio diverso ( dal mio)
per cui Ulisse, reso bello dalla fama e dalla sventura,
baciò la sua petrosa isola di Itaca, .

O mia terra materna, tu non avrai altro che il canto del tuo figlio;
a me il fato impose una tomba
sulla quale nessuno giungerà a versare le sue lacrime.

Il sonetto “A Zacinto” è stato scritto da Ugo Foscolo e dedicato alla sua patria, l’isola greca di Zante, dove il poeta visse la sua fanciullezza e per la quale proverà sempre una struggente nostalgia.
Il poeta è lontano, in esilio, non può tornare a rivedere la sua terra natale, ma ne avverte la mancanza e la rivive attraverso il ricordo. La ricorda in tutta la sua bellezza, descrivendo Le caratteristiche naturali, il clima e la vegetazione ed esprimendo la nostalgia, la tristezza che prova al pensiero della sua condizione di esule.
Questa lirica appartiene al genere del sonetto, perché prende come modello in sonetto tradizionale petrarchesco, pur apportando delle modifiche originali .
Francesco Petrarca aveva organizzato la composizione del sonetto strutturandolo in quattro strofe, di cui due quartine e due terzine di versi endecasillabi.
Ugo Foscolo, da “difensore dei classici” come si soleva definire, prende spunto dalla tradizione  precedente ma ora i tempi sono cambiati, il modo di rapportarsi alla realtà non è più quello dell’uomo medievale e il conflitto interiore dell’uomo moderno si riflette anche sulla organizzazione strutturale, in cui vengono introdotte delle innovazioni. Ad esempio, alla semplicità e linearità del sonetto petrarchesco, che faceva terminare ogni strofa con un punto fermo, si sostituisce una struttura molto più articolata, che unisce più strofe in un unico periodo molto complesso.
Nella prima strofa il poeta si rivolge direttamente a Zacinto ( infatti al verso 3  troviamo tra due virgole l’invocazione “ Zacinto mia”). Egli si riferisce alla sua amata patria riferendosi ad essa con l’aggettivo “mia”, per indicare il legame profondo che lo lega alla sua terra. dice che non potrà mai più tornare  a toccare le sue sacre rive dove è stato da bambino, dove ha vissuto l’infanzia. Le sponde sono sacre per due motivi: perché stiamo parlando della patria e perché nelle acque dell’isola è nata la dea Venere.
Nella seconda strofa il poeta continua con l’esaltazione della bellezza della sua isola, che è resa principalmente bella dal clima, dall’atmosfera, dalla vegetazione lussureggiante, dal cielo limpido privo di nuvole e dal soffio vitale della dea Venere, che dopo la sua nascita dalla spuma del mare ha reso fertile, splendida questa terra.
Anche Omero nelle sue opere ha parlato di Zacinto, non riuscendo a tacere riguardo la sua bellezza, lui che aveva parlato di un grande eroe greco: Ulisse.
Nella prima terzina l’argomento cambia: non si parla più di Zacinto ma del viaggio di Ulisse attraverso il Mar mediterraneo, fino al suo ritorno a casa, alla “petrosa Itaca”. Questa terzina è molto importante perché vengono messi a confronto due destini, quello di Ulisse e quello del poeta. Infatti Ulisse, dopo aver viaggiato a lungo, riesce a tornare nella sua patria, a riabbracciare i suoi cari, il poeta, invece, non potrà più farvi ritorno.
L’ultima strofa è una ripresa di quella iniziale, in quanto il poeta si rivolge nuovamente a Zacinto , chiamandola “o materna mia terra” e dice che essa non avrà nient’altro che l’eco delle sue opere mentre il suo corpo non vi farà più ritorno perché il suo fato ha stabilito per lui che morirà lontano dai suoi cari, in una terra straniera, ed una “ illacrimata sepoltura”.
In questo sonetto troviamo espressa la visione del mondo di Foscolo, ritroviamo tutte le sue illusioni, prima tra tutte l’amore per la patria, cui si collega il sentimento di nostalgia per la lontananza. altra illusione foscoliana la bellezza, cantata sia nei versi in cui si esalta lo splendore dell’isola, sia attraverso la figura di Venere, dea della bellezza e dell’amore.
Altro tipico aspetto romantico è l’esaltazione della figura dell’eroe, personificato da Ulisse, e della poesia eternatrice, che consente di oltrepassare le barriere del tempo, la grande poesia che rende eterni. Ultima illusione è la tomba, la sepoltura vicino ai propri cari, perché attraverso il ricordo il defunto continua a vivere.
Nel sonetto possiamo notare la presenza di alcuni aspetti neoclassici e di altri romantici:

Neoclassicismo
Romanticismo
Riferimento alla cultura greca
Espressione dei sentimenti( dolore, tormenti dell’animo del poeta, nostalgia…)
Riferimento alla mitologia ( Venere)
Pensiero della morte
Riferimento a Omero
Attaccamento ai cari
Figura di Ulisse

Presenza del Fato

Scelta del sonetto
Ipotassi, frasi complesse, enjambements…
Versi endecasillabi

Linguaggio colto, raffinato, musicale