L'altro casalese
Parte 3: L'agguato
Immagina il sole, l’aria fresca di
una bella giornata di maggio; la primavera brilla nell’aria con i suoi colori e
la natura ravviva con la sua bellezza anche i luoghi più devastati
dall’incuria, dal degrado, dalla bruttezza dell’illegalità. Purtroppo di quel 16 maggio del 2008 non ricordiamo
l’azzurro del cielo limpido e sereno né il verde rigoglioso delle piante; quel
giorno si tinse di rosso.
Mimmo si alzò presto quella mattina, uscì di
casa respirando l’aria frizzante e uscì dal solito cancello. Aveva ormai
l’abitudine di non fare mai due volte la stessa strada, per cui ingranò la
marcia e svoltò a destra imboccando la via Domiziana. Ma quella mattina il suo
destino era segnato; la sua condanna era decisa
e non gli diedero neanche il tempo di fermarsi a gustare il suo ultimo
caffè. Raggiunse la rotatoria che incrocia con via Vasari e pochi istanti dopo
la sua vita cambiò di colpo. Il tempo di un uomo coraggioso si fermò, un uomo
solo, armato della sua dignità.
Tutt’ intorno a lui, cosparsi
per terra, proiettili e bossoli. Le esplosioni lo colpirono più volte, mentre
era ancora seduto al posto del guidatore. Con grande sforzo scese dall’ auto, ma
il killer lo raggiunse e gli sparò ancora, fino a lasciarlo senza vita
sull’ asfalto. 13 colpi, di cui 4 alla testa e 3 al torace, da distanza
ravvicinata. A nulla servì la pistola che aveva comprato e con cui aveva
pensato di difendersi, non fece neppure in tempo ad estrarla.
Sopraggiunse,
intanto, un automobilista, che, credendo di trovarsi di fronte ad un incidente
stradale, si fermò a prestare soccorso e si trovò di fronte ad una scena
infernale. Nessuno intanto era accorso, nelle vicinanze solo un vecchietto con
la sua bicicletta. Nessuno aveva visto o sentito niente, nonostante ci fosse
stata una sparatoria in pieno giorno. I due testimoni interrogati dissero di essere giunti sul
posto dopo l’omicidio ed uno dei due aggiunse che subito dopo era andato a
prendere “un altro caffè” al bar all’ angolo. Na tazzulell e' cafè: un nuovo modo
di reagire di fronte alla morte.
Neanche i clienti del bar
avevano visto o sentito nulla, mentre i killer si dileguarono in tutta
fretta rintanandosi nel loro covo e
stappando una bottiglia di champagne.
Davanti al luogo dove Mimmo fu
ucciso, ora sorge un alberello di ulivo, simbolo della pace. Dopo tanti anni
quella piantina è diventata un alto albero ma è cresciuto storto, diventando il
simbolo dell’incuria, della distrazione, della noncuranza. Sarebbe bastato
affiancargli un picchetto, un semplice legno, per raddrizzarlo, ma nessuno ci
ha pensato. La stessa incuria che fa
crescere le erbacce intorno al monumento a lui dedicato, che si riempie di
fiori solo a Maggio. Se cercate su Google maps il nome di questa piazza
troverete: Monumento a Mimmo Noviello. Attrazione turistica.
Memoria sbiadita, utile per le
occasioni. Memoria dimenticata. Memoria esibita. Attrazione turistica, come
purtroppo accade anche nei luoghi di memoria.
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