Leggiamo insieme "L'altro casalese"
di Paolo Miggiano
Introduzione: "Casalese: un nome, un destino"
Spesso un’intera città ha pagato per un uomo malvagio- Esiodo
1. Sono strane le parole, hanno un peso enorme, ma spesso non ce ne accorgiamo. A scuola studiamo tutte le categorie: articolo, nome, pronome, verbo, aggettivo. Se ne pronunciano in media 240 al minuto. Una cifra impressionante. Parole piene, parole vuote. Le parole sono idee, concetti, descrivono, raccontano, comunicano. Forse ogni tanto bisognerebbe fermarsi e riflettere sul loro significato, riflettere sull’ etimologia, ridare un senso a ciò che si dice. Ogni singolo vocabolo che esce dalla nostra bocca dice molte più cose di quanto non si pensi. E può essere frainteso, distorto, male interpretato.
2. Io so Casalese, e tu?
3. Anch’io so Casalese. So nat ‘cca e chest è semp stat a casa mja. Siamo gente semplice, grandi lavoratori. I miei nonni faticavan ‘a terra, gente povera ma ricca e dignità, che hanno surat assaje pe mannà i figli a scola, per garantire loro una vita migliore rispetto a quella che avevano vissuto loro.
2.“Casalese”, con questo aggettivo si dovrebbe indicare chi è nato a Casal di Principe, invece sappiamo molto bene che questa parola in Italia, appena pronunciata, rimanda subito agli esponenti del clan, a delle famiglie di criminali che hanno fatto la storia recente di una terra antica, bella e paziente, un tempo prospera e felice.
4. La mia terra è la terra dei Mazzoni, compresa tra il Volturno e i Regi Lagni. Sapete perché si chiama così? Per i fiori, soprattutto le rose, che vi crescevano rigogliosi, a mazzi, insieme ad erbe aromatiche profumatissime, che i Romani chiamavano “Campo stellato”. E’ la terra dove Annibale portò il suo esercito per sfamarsi e dove i sovrani borbonici allevavano cavalli pregiati. Che fine ha fatto questa terra bellissima? Oggi è conosciuta solo come terra di camorra.
5. Se sei nato o vivi dalle parti di Casal di Principe, Casapesenna, Santa Maria la Fossa, Castel Volturno, Grazzanise, Marcianise, Villa Literno…, con quei “casalesi” prima o poi la tua traiettoria di vita si incrocia. Quelli, come te, vivono lì. Frequentano la tua stessa scuola, la tua stessa parrocchia, la tua stessa piscina. Si fermano nelle stesse piazze, negli stessi bar dove ti fermi tu a chiacchierare con gli amici o a prendere un caffè. Magari abitano affianco alla tua casa, nella tua stessa via.
Casale, la città dei latitanti, dei blitz, dei muti alti e cancellate, dei bunker dove nascondersi come topi, dei morti ammazzati, delle strade insanguinate.
6. Eppure c’è gente che vive lì e con loro non vuole dividere niente. Ci sono, a Casal di Principe, gli altri Casalesi. E’ gente perbene, i casalesi veri; sono le tante famiglie che hanno visto morire i loro cari per mano criminale e che avevano tutto il diritto di scappare, ma sono rimasti a testimoniare il loro essere Casalesi, proprio come Mimmo Noviello, il protagonista di questa storia.
Introduzione: "Casalese: un nome, un destino"
Spesso un’intera città ha pagato per un uomo malvagio- Esiodo
1. Sono strane le parole, hanno un peso enorme, ma spesso non ce ne accorgiamo. A scuola studiamo tutte le categorie: articolo, nome, pronome, verbo, aggettivo. Se ne pronunciano in media 240 al minuto. Una cifra impressionante. Parole piene, parole vuote. Le parole sono idee, concetti, descrivono, raccontano, comunicano. Forse ogni tanto bisognerebbe fermarsi e riflettere sul loro significato, riflettere sull’ etimologia, ridare un senso a ciò che si dice. Ogni singolo vocabolo che esce dalla nostra bocca dice molte più cose di quanto non si pensi. E può essere frainteso, distorto, male interpretato.
2. Io so Casalese, e tu?
3. Anch’io so Casalese. So nat ‘cca e chest è semp stat a casa mja. Siamo gente semplice, grandi lavoratori. I miei nonni faticavan ‘a terra, gente povera ma ricca e dignità, che hanno surat assaje pe mannà i figli a scola, per garantire loro una vita migliore rispetto a quella che avevano vissuto loro.
2.“Casalese”, con questo aggettivo si dovrebbe indicare chi è nato a Casal di Principe, invece sappiamo molto bene che questa parola in Italia, appena pronunciata, rimanda subito agli esponenti del clan, a delle famiglie di criminali che hanno fatto la storia recente di una terra antica, bella e paziente, un tempo prospera e felice.
4. La mia terra è la terra dei Mazzoni, compresa tra il Volturno e i Regi Lagni. Sapete perché si chiama così? Per i fiori, soprattutto le rose, che vi crescevano rigogliosi, a mazzi, insieme ad erbe aromatiche profumatissime, che i Romani chiamavano “Campo stellato”. E’ la terra dove Annibale portò il suo esercito per sfamarsi e dove i sovrani borbonici allevavano cavalli pregiati. Che fine ha fatto questa terra bellissima? Oggi è conosciuta solo come terra di camorra.
5. Se sei nato o vivi dalle parti di Casal di Principe, Casapesenna, Santa Maria la Fossa, Castel Volturno, Grazzanise, Marcianise, Villa Literno…, con quei “casalesi” prima o poi la tua traiettoria di vita si incrocia. Quelli, come te, vivono lì. Frequentano la tua stessa scuola, la tua stessa parrocchia, la tua stessa piscina. Si fermano nelle stesse piazze, negli stessi bar dove ti fermi tu a chiacchierare con gli amici o a prendere un caffè. Magari abitano affianco alla tua casa, nella tua stessa via.
Casale, la città dei latitanti, dei blitz, dei muti alti e cancellate, dei bunker dove nascondersi come topi, dei morti ammazzati, delle strade insanguinate.
6. Eppure c’è gente che vive lì e con loro non vuole dividere niente. Ci sono, a Casal di Principe, gli altri Casalesi. E’ gente perbene, i casalesi veri; sono le tante famiglie che hanno visto morire i loro cari per mano criminale e che avevano tutto il diritto di scappare, ma sono rimasti a testimoniare il loro essere Casalesi, proprio come Mimmo Noviello, il protagonista di questa storia.
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